Ocse: disoccupazione in Italia a 12,4% a fine 2020

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Secondo il Rapporto sull’occupazione in caso di una seconda ondata pandemica a ottobre/novembre, la disoccupazione aumenterebbe ulteriormente

"La disoccupazione in Italia dovrebbe raggiungere il 12,4% a fine 2020, cancellando quattro anni di lenti miglioramenti. Ma in caso di una seconda ondata pandemica a ottobre/novembre, la disoccupazione aumenterebbe ulteriormente, con il rischio concreto di restare strutturalmente a livelli elevati nel medio e lungo periodo". A prevedere un futuro drammatico per il mercato del lavoro nostrano, nel caso di una nuova epidemia da Coronavirus, è il Rapporto sull'occupazione diffuso oggi dall'Ocse. In questo scenario, alla fine del 2021 "il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe ancora all’11,5%, vicino al picco registrato durante la crisi del 2008 e due punti percentuali più elevato rispetto a quello di fine 2019".Se invece la pandemia sarà tenuta sotto controllo, dal 12,4% del 2020 "la disoccupazione dovrebbe, poi, scendere gradualmente all'11% entro la fine del 2021, comunque ben al di sopra del livello pre-crisi".


Incentivi all'assunzione, concentrati sui gruppi più vulnerabili, per promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro; riadattamento della cassa integrazione per dare a imprese e lavoratori i giusti incentivi a riprendere l’attività o a cercare un altro posto di la voro; riconsiderazione del funzionamento del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza per garantire che le famiglie più bisognose siano davvero sostenute. Sono questi per l'Ocse, alcuni degli interventi con cui l'Italia, "che ha adottato nell'emergenza misure senza precedenti", deve trovare ora "il giusto equilibrio tra un rinnovato sostegno a chi è in difficoltà, l’accompagnamento delle inevitabili ristrutturazioni dove necessario e la creazione di nuovi posti di lavoro". E tra questi anche "il divieto di licenziamento e i limiti all'assunzione di lavoratori con contratto a tempo determinato, per evitare che l’aggiustamento si scarichi interamente sui lavoratori senza un contratto a tempo indeterminato" ed il rinnovamento significativo del programma Garanzia Giovani per aiutare gli under 30 a mantenere un legame con il mercato del lavoro.


E secondo il Rapporto il tasso di disoccupazione a livello Ocse è passato dal 5,2% di febbraio all'8,4% di maggio. Nei paesi dove i dati sono disponibili, nei primi tre mesi della crisi, il totale delle ore lavorate è crollato 10 volte di più rispetto ai primi tre mesi della crisi del 2008. Se la pandemia sarà tenuta sotto controllo, l'occupazione in tutta l'Ocse dovrebbe diminuire del 4,1% nel 2020 e crescere solo dell'1,6% nel 2021. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione dell'Ocse dovrebbe raggiungere il massimo storico del 9,4% entro la fine del 2020 (4° trimestre) e scendere solo al 7,7% nel 2021. Nel caso di una seconda ondata del virus e nuove chiusure, la crisi sarebbe peggiore e più prolungata.


Secondo l’Ocse si tratta comunque di "un'emergenza sanitaria globale che si sta trasformando in una crisi economica e sociale che evoca la Grande Depressione. Le gravi restrizioni alla vita sociale ed economica che la maggior parte dei paesi Ocse (e molti altri) hanno dovuto prendere per rallentare la diffusione del virus hanno impedito il collasso dell'assistenza sanitaria sistemi e ha contribuito a evitare centinaia di migliaia, se non milioni, di morti. Tuttavia, non c'è dubbio che queste misure hanno avuto conseguenze economiche e sociali molto gravi", sottolinea l'Ocse. Interi settori dell'economia sono stati sostanzialmente chiusi per settimane. Tra l'ultimo trimestre del 2019 e il secondo trimestre del 2020, si prevede che il pil dell'Ocse sia diminuito di quasi il 15%".

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