Istat, nel 2018 occupato 63% tra 20-64 anni

Lavoro
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Maggiormente penalizzata è la componente femminile residente nelle regioni del Mezzogiorno dove lavorano solo circa 35 donne su 100.

Si registra un diffuso miglioramento degli indicatori relativi all’occupazione e alla mancata partecipazione al lavoro, seppur con una intensità più contenuta rispetto a quanto rilevato l’anno precedente. Nel 2018 è occupato il 63% delle persone di 20-64 anni (62,3% nel 2017) mentre non lavora il 19,7% delle persone di 15-74 anni disponibili a lavorare (20,5% nel 2017). Maggiormente penalizzata è la componente femminile residente nelle regioni del Mezzogiorno dove lavorano solo circa 35 donne su 100 (64% al Nord e poco meno del 60% al Centro). Lo rileva l'Istat nel Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Segnali positivi nell’ultimo anno per l’occupazione giovanile: il tasso di occupazione per le persone di 20-24 anni ha registrato un incremento di 1,1 punti percentuali (dal 30,2% del 2017 al 31,3% del 2018) -continua l'Istat-. In peggioramento il part-time involontario e la percentuale di occupati che hanno visto trasformato il loro contratto di lavoro da temporaneo a permanente. Prosegue la diminuzione della percezione di insicurezza dell’occupazione che si conferma più elevata tra le donne e nelle aree del Mezzogiorno.

Il tasso di infortuni mortali

Il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente è pari nel 2018 a 11,4 ogni 10mila occupati (-0, 5 punti percentuali rispetto al 2017). Il calo maggiore si registra nelle regioni del Mezzogiorno anche se il divario con il Nord rimane elevato, continua l'Istat.

Laurea spinge occupazione

Alti livelli di istruzione hanno effetti positivi su molti degli indicatori del dominio. Tra i laureati il tasso di occupazione raggiunge il 78,7% rispetto al 51,9% di coloro che possiedono un basso titolo di studio. Il part-time involontario, la precarietà e le basse retribuzioni colpiscono soprattutto le fasce di lavoratori con basso livello di istruzione, conclude l'Istat.

 

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