Lavoro: studio, in Abruzzo è tracollo, -7,7% occupati

Abruzzo

Analisi ricercatore Aldo Ronci, regione è ultima in Italia

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(ANSA) - PESCARA, 29 DIC - Tra il quarto trimestre 2021 e il terzo trimestre 2022, gli occupati in Abruzzo subiscono una flessione di ben 39 mila unità. In valore percentuale, la flessione è stata del 7,7%, in controtendenza con il dato nazionale che ha registrato un incremento dello 0,9%. Tale flessione posiziona la regione all'ultimo posto della graduatoria nazionale ed è il peggior risultato dei primi nove mesi degli ultimi 10 anni. E' quanto emerge da un'analisi del ricercatore abruzzese Aldo Ronci, secondo cui "l'occupazione è in caduta libera" e subisce un "vero e proprio tracollo".
    I decrementi, rileva l'indagine, sono molto alti in tutti i settori, ad eccezione dell'agricoltura. L'Abruzzo, infatti, occupa gli ultimi posti della graduatoria nazionale in quasi tutti i settori. Nei primi 9 mesi dell'anno si registra un incremento di 3.000 disoccupati, pari al 7%, in controtendenza rispetto al dato nazionale che ha segnato un decremento del 15,5%. L'incremento dei disoccupati posiziona la regione al terzultimo posto della graduatoria nazionale.
    Per quanto riguarda i singoli settori, si registra un incremento di duemila unità nell'agricoltura, dato che colloca l'Abruzzo all'ottavo posto della graduatoria nazionale, una flessione di ottomila unità nelle costruzioni (penultimo posto), di undicimila unità nell'industria (ultimo posto), di undicimila unità nel commercio alberghi e ristorazione (ultimo posto) e di undicimila unità nei servizi (penultimo posto).
    "La fotografia del sistema economico abruzzese - commenta Ronci - conferma che esso si trova in una situazione di oggettiva difficoltà. Tale difficoltà, come già detto altre volte, è da imputare soprattutto al fatto che il sistema produttivo abruzzese è composto per la gran parte da micro e piccole imprese che comunque rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all'innovazione e, pertanto - conclude il ricercatore - c'è l'esigenza di escogitare iniziative e reperire risorse capaci di promuovere il miglioramento della competitività". (ANSA).
   

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