Ragazzi S.Omero intervistano psichiatra per progetto scolastico
(ANSA) - TERAMO, 13 MAR - La Asl di Teramo 'racconta' la pandemia agli studenti della scuola media di Sant'Omero (Teramo) e lo fa con l'aiuto di uno psichiatra, particolarmente attento alle modalità con cui affrontare un argomento così delicato. Gli alunni della 2/a F hanno fatto una video intervista allo psichiatra Domenico De Berardis del Dipartimento di Salute mentale della Asl di Teramo.
Com'è cambiato il modo di lavorare negli ospedali a causa del Covid? Avete avuto paura di riportare il virus in famiglia? In che modo la pandemia ha costretto a rivedere l'organizzazione del lavoro? Come si fa comunicare a una famiglia l'avvenuto decesso per Covid? Sono queste alcune delle domande che i giornalisti in erba della scuola secondaria di primo grado di Sant'Omero hanno rivolto al medico, incaricato dalla direzione generale della Asl di soddisfare le curiosità dei ragazzi sulla situazione della pandemia.
L'iniziativa rientra in un progetto scolastico, curato dalla docente Manuela Martella, che vede impegnati gli studenti nella realizzazione di uno speciale sul Covid e che ha avuto come momento iniziale la somministrazione di un sondaggio, preparato dai ragazzi stessi, rivolto ai coetanei per conoscere difficoltà, aspettative e bisogni in questo periodo. Prima dell'intervista allo psichiatra i ragazzi hanno intervistato la dirigente dell'Istituto comprensivo Nereto-Sant'Omero-Torano, Laura D'Ambrosio, sulle difficoltà e sui cambiamenti riguardanti la realtà scolastica locale.
Il ciclo di appuntamenti si concluderà con un incontro, la prossima settimana, con il sindaco di Sant'Omero Andrea Luzii.
Oltre al far conoscere ai ragazzi i dati relativi all'andamento dei contagi, Domenico De Berardis ha illustrato le difficoltà che gli operatori sanitari vivono quotidianamente in prima linea nella lotta al coronavirus: dalla particolare 'vestizione', necessaria per poter operare in sicurezza nei reparti, alle difficoltà di quanti sono stati costretti a vivere temporaneamente lontani dalle famiglie, dalla diversa organizzazione del lavoro nelle strutture sanitarie all'umanità respirata e vissuta in corsia essendo spesso gli unici canali di comunicazione tra i pazienti e le loro famiglie. (ANSA).