'Norme di dubbia interpretazione e rinvii impossibili da usare'
(ANSA) - PESCARA, 02 AGO - "Credo di aver operato, mai come in questi ultimi mesi, nel caos più assoluto, tra norme di dubbia interpretazione formulate precipitosamente e rinvii di scadenze ufficializzati quando, oggettivamente, non era più possibile intervenire: si pensi alla scadenza del 16 marzo, la cui proroga, arrivando ufficialmente solo il giorno prima, ha reso, in molti casi, di fatto impossibile annullare e posticipare i versamenti già trasmessi per via telematica". A fare l'analisi degli ultimi mesi durante l'emergenza da Covid-19 è il commercialista pescarese Luca Orsini.
"Il posticipo delle scadenze - spiega all'ANSA - per il pagamento delle imposte dovute sulla base della dichiarazione dei redditi, quest'anno, è stato oggetto di una proroga addirittura peggiore rispetto a quella degli scorsi anni. Basti pensare che, per i contribuenti soggetti ad ISA, nel 2019 il pagamento era stato posticipato a settembre mentre quest’anno, in piena emergenza Covid, la scadenza, inizialmente fissata al 30 giugno, è stata prorogata al 20 luglio con un comunicato sopraggiunto, come di consueto, a ridosso della scadenza stessa e che di certo non ha giovato nè a noi professionisti (che ormai avevamo lavorato per quella scadenza) né tantomeno ai contribuenti, per i quali, è stato del tutto indifferente poter posticipare di venti giorni l’obbligazione tributaria".
"In aggiunta - sottolinea - le proroghe dei vari DL emergenziali che si sono susseguite nei mesi del lockdown per arrivare a posticipare al 16 settembre tutte le incombenze che scadevano tra lo scorso 8 marzo ed il 31 maggio, di fatto, hanno solo accentuato, a mio avviso, la gravità di una situazione debitoria già piuttosto frequente dei contribuenti verso il fisco, i quali si ritroveranno, in autunno, a dover assolvere un debito corrente generato da una pressione fiscale che è al terzo posto a livello mondiale, unitamente al pregresso differito grazie ai predetti dl".
"Argomento, infine, di paradossale ambiguità è la cancellazione del saldo e del primo acconto dell’Irap. Se sul tema della cancellazione dell’acconto, dopo l’intervento del MEF - che si è affrettato a precisare che la 'cancellazione' della prima rata deve considerarsi definitiva, possiamo solo oggi finalmente dire che trattasi di un reale sconto pari al 40% dell’imposta dovuta per il 2020, con riferimento alla cancellazione del saldo 2019, invece, va precisato che essa sortisce l’effetto dichiarato solo per le aziende nate in quell’anno, riducendosi, per le altre, nella migliore delle ipotesi, alla cancellazione del 10% del saldo stesso".