Cardiologo aquilano prestò soccorso anche a Rigopiano
(ANSA) - L'AQUILA, 21 OTT - Una targa con il nome del cardiologo aquilano Walter Bucci, morto il 24 gennaio 2017 insieme ad altre cinque persone nello schianto dell'elicottero del 118 durante un intervento di soccorso a Campo Felice (L'Aquila), è stata apposta nel Tempio Votivo dei Medici d'Italia: la cerimonia è avvenuta a Duno (Varese), dopo la celebrazione della messa, rinnovando una tradizione che voleva un momento di spiritualità in prossimità del giorno di San Luca, patrono dei medici. La targa è stata fissata sui marmi che accolgono i nomi dei medici che hanno perso la vita nell'esercizio della professione. Nell'incidente oltre a Bucci, 57 anni, morirono altri quattro componenti dell'equipaggio, l'infermiere Giuseppe Serpetti (59), il tecnico di bordo Mario Matrella (42), il tecnico del soccorso alpino Davide De Carolis (40), il pilota Gianmarco Zavoli (46), ed Ettore Palanca (50), il turista di Roma che era stato soccorso dopo un infortunio mentre sciava sulle piste di Campo Felice.
"Walter Bucci - ha commentato il presidente dell'Ordine dei Medici dell'Aquila Maurizio Ortu - non poteva non essere inserito all'interno del tempio dedicato alla Madonna del santissimo Rosario e a San Luca, una vita passata ad aiutare il prossimo, sempre pronto in qualsiasi emergenza". Originario di Rocca di Cambio (L'Aquila), a pochi chilometri dal luogo della tragedia, Bucci era un cardiologo specializzato in emergenza sanitaria. Aveva prestato servizio nei presidi di Castel di Sangro e Pescasseroli, poi si spostò al 118 dopo che il terremoto del 2009 distrusse la sua casa all'Aquila. L'emergenza in Abruzzo lo aveva trovato pronto, in prima linea per soccorrere i superstiti del Rigopiano. Insieme a lui, sul canalone che sovrasta Farindola, c'era anche De Carolis, che lo ha accompagnato anche nella loro ultima, tragica operazione di soccorso. Il Tempio dei Medici d'Italia, unico edificio sacro dedicato a figure professionali in Europa, è stato costruito nel 1937 per ricordare l'impegno e l'abnegazione professionale dei medici caduti nella Grande Guerra. Nel 1940 fu costruito anche un Sacrario, sulle cui pareti vennero incisi i nomi dei medici morti in guerra (Pro Patria) o nell'esercizio della professione (Pro Humanitate).