Fabrizio De André, a 20 anni dalla morte il ricordo della PFM. VIDEO

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Franz Di Cioccio e Patrick Djivas raccontano alcuni aneddoti sulla collaborazione tra il gruppo e il cantautore genovese che era solito svelare i segreti delle proprie canzoni ma che non aveva un carattere facile

Nel giorno del ventennale della morte di Fabrizio De André non poteva mancare il ricordo della Premiata Forneria Marconi (PFM), il gruppo rock progressivo italiano che ha dato vita insieme a Faber a una delle collaborazioni artistiche più proficue della musica italiana. "Di Fabrizio", spiega a Skytg24 Franz Di Cioccio, "ci mancano i racconti che faceva quando ci raccontava il senso del brano che stavamo suonando. C'erano sempre delle spiegazioni pazzesche, perché era un tuttologo, sapeva tutto: dei funghi, degli indiani, della politica". Tra i ricordi più belli del batterista e cantante della PFM anche le cene organizzate dopo i concerti. Era proprio in quei momenti che Faber "ci spiegava cosa significava un brano o piuttosto un altro, e tutta la parte criptica che magari non usciva dalla canzone".

I litigi a lieto fine con De André

Dopo aver collaborato per la realizzazione dell'album 'La buona novella', nel 1978 la PFM ha realizzato con il cantautore genovese uno storico tour da cui è stata tratta una fortunata coppia di album dal vivo. Da allora è iniziata una lunga collaborazione e un'amicizia profonda, anche se non mancavano i momenti burrascosi. "Con Fabrizio – racconta il bassista Patrick Djivas - si litigava almeno tre-quattro volte al giorno. La media era quella. Le altre volte però ci si stringeva, perché era così Fabrizio: o lo amavi o lo odiavi". Tra questi litigi ce n'è uno che il musicista ricorda con affetto: "Una volta avevamo appena litigato per una cosa piuttosto pesante. Poi ad un certo punto lui si è appartato e ha preso il suo quaderno, che aveva sempre con sé, e io lo vedevo che scriveva. Una volta finito è venuto da me e mi ha dato il foglio sul quale aveva scritto una poesia al volo con in fondo la dedica: a Patrick. Era un segno di pace, che poi è finito nella copertina del disco".

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