Spese pazze: Rixi,assolto anche in Cassazione

Liguria

Ex viceministro Lega, vicenda faccia riflettere giustizialisti

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"Con la conferma dell'assoluzione espressa in Appello, la Cassazione ribadisce la mia estraneità alle infamanti accuse di falso e peculato che ho combattuto per anni".Così il parlamentare della Lega Edoardo Rixi commenta l'assoluzione pronunciata dalla Cassazione nel processo delel cosiddette spese pazze al Consiglio regionale della Liguria "Pur sapendo di essere innocente nel frattempo mi sono dimesso da vice ministro, ho rinunciato alla poltrona da governatore e ho preferito non assumere ruoli per evitare futili critiche alla Lega e al mio operato. Una vicenda che dovrebbe far riflettere i giustizialisti della prima ora, quelli che mi hanno chiesto subito le dimissioni: i processi si celebrano in tribunale, non in piazza. E' la sottile differenza tra democrazia e demagogia. Ringrazio Matteo Salvini, la Lega, famiglia e amici che mi hanno fatto sentire sempre il loro sostegno. Ora guardiamo avanti, per le elezioni comunali a Genova e per le prossime Politiche c'è molto da fare", dice Rixi, coordinatore del partito in Liguria. 

La Cassazione ha assolto anche gli altri 18 consiglieri regionali.

La vicenda

Rixi e gli altri imputati erano stati già assolti in Appello, sentenza che aveva ribaltato quella di primo grado con la quale invece erano stati tutti condannati a pene dai tre anni e cinque mesi ai due anni e pochi mesi e che aveva provocato un mezzo terremoto politico con alcuni sindaci come Franco Rocca (Zoagli), Gino Garibaldi (Cogorno), Marco Melgrati (Alassio) e Marco Limoncini (Cicagna) che dovettero dimettersi per 18 mesi per effetto della legge Severino. Anche Rixi si dimise nonostante per lui la legge non si dovesse applicare in quanto la legge prevede per i parlamentari la decadenza dalla carica solo con sentenza definitiva. I giudici di appello avevano assolto i 19 politici perché il fatto non costituisce reato. Secondo l'accusa i consiglieri regionali negli anni 2010/2012 si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gratta e vinci, ostriche, fiori. In alcuni casi, secondo l'accusa, venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano. Per diverse centinaia di migliaia di euro. Le pezze giustificative, molto spesso, si riferivano a periodi festivi: Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e Primo Maggio. Giorni "sospetti" per l'accusa per svolgere attività istituzionale.
   

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