Difensore, impossibile da vedere con esami visivi
(ANSA) - GENOVA, 14 MAR - "Il pm in dieci udienze non ha parlato dell'unico fatto che ha determinato il crollo del ponte e cioè il difetto di costruzione della pila 9 (quella crollata, ndr). Nel corso dei lavori, nel 1967, quando venne fatto il pre-tensionamento dei cavi secondari ha ceduto la grata di 25 centimetri e tutti i cavi che c'erano in cima alla pila 9 si sono ammucchiati in un unico fascio". Così l'avvocato Rinaldo Romanelli che assiste due dei 59 imputati nell'udienza preliminare per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime).
"Non sono quindi riusciti a inguainarli, a coprirli. E si sono perfettamente resi conto - ha continuato Romanelli - del fatto che si era verificato questo problema. I periti dicono che si sono resi perfettamente conto del problema. Il fatto che abbiano lasciato i cavi scoperti li ha fatti corrodere dal secondo dopo la costruzione. Ma questi difetti non erano visibili esternamente".
All'udienza di oggi ha parlato anche l'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo che assiste tre allora funzionari Spea. Per il legale i suoi assisiti "non hanno ignorato gli allarmi" e non ci furono gravi errori nel progetto di retrofitting (il lavoro di rinforzo delle pile 9 e 10) "perché basato sui documenti forniti dalla società che faceva le prove riflettometriche".
Sono 59 le persone imputate oltre alle due società. Secondo l'accusa tutti sapevano che il ponte era malato ma nessuno fece nulla per ridurre i costi, in modo da garantire maggiori dividendi ai soci. (ANSA).