Legali, i reperti potrebbero servire per un'altra perizia
(ANSA) - GENOVA, 07 MAR - "La prova che non temessero nulla, che non pensassero che sarebbe crollato, è nel fatto che ci passavano ogni giorno e ci facevano passare le proprie famiglie, i propri figli". Lo ha detto l'avvocato Massimo Pellicciotta, che difende tre imputati nell'udienza preliminare per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Sono 59 le persone imputate oltre alle due società Aspi e Spea (che si occupava delle manutenzioni).
Il legale ha anche sottolineato come i suoi assistiti, dirigenti Aspi, hanno seguito quanto previsto dalle istruzioni di servizio che determinavano le loro competenze. Mauro Malgarini, all'epoca responsabile dell'ufficio di Monitoraggio e Manutenzione di Aspi, "aveva incaricato l'ingegnere Pisani di fare un progetto di fattibilità su pile 9 (quella crollata) e la 10. Poi ha cambiato funzione e non si può chiedere a lui perché quel progetto non è andato avanti", ha sottolineato il legale.
L'avvocato ha anche insistito a chiedere che i reperti non vengano dissequestrati perché "potrebbero servire per una nuova perizia".
Oggi sono intervenuti in udienza anche gli avvocati Vincenzo Comi e Federica D'Angelo in difesa dell'ingegnere Bruno Santoro, all'epoca responsabile della divisione 1 del ministero delle Infrastrutture. "In 144 giorni di direzione non avrebbe potuto fare altro rispetto a quello che ha fatto. C'era anche il progetto di retrofitting in fase di approvazione al ministero.
Cosa poteva fare Santoro? Qualsiasi cosa avesse fatto non avrebbe in alcun modo risotto o impedito il crollo", hanno detto in aula. (ANSA).