Fusione a fine 2022
(ANSA) - GENOVA, 26 FEB - "Questa è la classica operazione dove 1 più 1 può fare anche 3. Con le filiali ex Ubi era prioritario mantenere la clientela limitando il tasso di abbandono. Con Carige è diverso, ha perso masse e noi contiamo di crescere, non solo di recuperale". Lo afferma Piero Luigi Montani, Ad del Gruppo Bper in una intervista al Secolo XIX.
Quando e perché ha cominciato a interessarsi a Carige? "Le banche guardano sempre quello che accade all'esterno. Lo scorso giugno abbiamo completato l'acquisizione di 620 filiali da Intesa Sanpaolo, è stata un'operazione importante, ci ha portato quasi 100 miliardi di masse intermediate, 1,7 milioni di clienti, 5.000 dipendenti. Eravamo concentrati su quello, poi il grande lavoro svolto ha dato risultati migliori delle attese: a settembre ci siamo resi conto che il programma era stato realizzato e che avremmo potuto guardare anche ad altro. La struttura manageriale e di bilancio consentiva a Bper di fare l'offerta e quindi abbiamo proceduto".
Punti di forza e debolezze di Carige? "Non mi piace parlare di debolezze in casa d'altri. D'altra parte, il fatto stesso che la Bce chieda il rafforzamento patrimoniale significa che ci sono delle cose da sistemare. I punti di forza sono evidenti: grande radicamento territoriale, 500 anni di storia, clientela molto affezionata. Carige è una banca di territorio non dissimile dalle Popolari. Pensiamo di incrociare un tipo di clientela che riusciremo a soddisfare bene con la nostra cultura.
Intravvediamo similitudini e possibilità di crescita".
Carige: riorganizzazione della rete e marchio? "È evidente che in Liguria stiamo parlando di un marchio storico, radicato sul territorio: sta nei fatti, non lo dico io. È un tema che affronteremo valorizzando il marchio, non cestinandolo". Fusione a fine 2022? "Il nostro obiettivo è quello». Lei è un ristrutturatore con un buon rapporto con il sindacato. Come fa? "In un Paese civile i sindacati devono esistere, è una controparte essenziale. Loro vogliono tutelare l'occupazione, avere carichi lavoro e retribuzioni adeguate, avere un clima aziendale positivo. La banca vuole le stesse cose, abbiamo solo ottiche diverse. Se ci si confronta con onestà intellettuale si ottengono buoni accordi". Confida in un buon accordo anche per gli 800 dipendenti della sede centrale? "Sì. I sindacati non sono degli sprovveduti, sanno che le aziende devono funzionare bene per garantire posti di lavoro". (ANSA).