Dossier Medì: su 10 mila posti persi, un quarto era di stranieri
(ANSA) - GENOVA, 28 OTT - Nell'anno della pandemia in Liguria il numero degli stranieri residenti è rimasto sostanzialmente stabile, 140.478, un migliaio in più rispetto al 2019, ma sono diminuiti i soggiornanti, 107.549, il 6,1% in meno dell'anno precedente. Un fenomeno legato alla crisi del lavoro in quei settori dove gli immigrati sono più occupati: servizi, turismo, commercio e indotto. Emerge dal Dossier statistico immigrazione il cui capitolo sulla Liguria è realizzato dal centro studi Medì. "Su circa 10 mila posti di lavoro persi in Liguria nel 2020 - spiega Deborah Erminio, ricercatrice del centro studi Medì, redattrice insieme ad Andrea Torre del rapporto - quasi un quarto riguarda straniere che in alcuni casi non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno". Nonostante questo è aumentata la somma di denaro inviata alle famiglie nei paesi d'origine: nel 2020 dalla Liguria sono stati inviati dagli stranieri 252.971 milioni di euro, l'8,7% più del 2019, In base al dossier sono 140.478 gli immigrati residenti in tutta la Regione, 900 più dell'anno precedente. A Genova sono 71.545 e rappresentano l'8,8% della popolazione. La quota percentuale più alta rispetto alla popolazione complessiva è nell'Imperiese: 25.741 persone, il 12,3% del totale. Proprio l'Imperiese è l'unica provincia dove nel 2020 si è registrato un aumento di stranieri significativo, ossia del 3,4%. Da notare anche come negli ultimi 18 mesi, da gennaio 2020 a giugno 2021, siano diminuiti anche i migranti in accoglienza: -13,7%, 3188 a livello regionale. Per quanto riguarda le comunità straniere (dati luglio 2021) la più numerosa resta quella albanese, con 20.488 persone, seguita da Romania (19.952), Ecuador (15.409) e Marocco (14.188). "Negli ultimi anni abbiamo notato una crescita considerevoli delle comunità legate al sud est asiatico, soprattutto Bangladesh, +11,1%, e in parte Pakistan, +8,1% - afferma Erminio - nonché dall'area del Nord Africa, Tunisia, +6%, ed Egitto, +6,1%, anche se i numeri assoluti sono più ridotti". (ANSA).