Peracchini scrive al ministro Patuanelli
(ANSA) - LA SPEZIA, 23 GEN - Appello al ministero dello Sviluppo Economico e "a tutti i parlamentari espressione del territorio della Spezia che sostengono il Governo italiano, affinché si trovino soluzioni alternative al sito della centrale Montale e che si dismetta quanto prima l'utilizzo del carbone per la produzione dell'energia elettrica per il bene dei cittadini". Il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini ha scritto al Mise e al ministro Patuanelli sulla decisione di non dismettere l'utilizzo del carbone nella centrale Enel della Spezia al 31 dicembre, come previsto, ma di proseguirne l'utilizzo fino alla conversione a turbogas. Ipotesi quest'ultima non condivisa dalla città, che prospetta un futuro 'green' per quelle aree. "Nel Golfo dei Poeti non è possibile continuare a bruciare carbone" ha sottolineato il primo cittadino. Nella lettera al ministro Patuanelli Peracchini sottolinea che "la comunicazione del suo ministero contraddice tutto ciò che il Governo, il Mise, il Ministero dell'Ambiente e Enel hanno annunciato in questi ultimi anni. La decisione ministeriale ha molto amareggiato tutto il territorio spezzino, soprattutto perché è in netta contraddizione sia con le direttive europee sull'ambiente a cui il Governo italiano ha aderito, sia con il Piano Energetico Nazionale finora presentato nelle riunioni a cui ho personalmente partecipato". Peracchini ha poi rimarcato nella lettera l'impegno dell'amministrazione nella direzione di politiche ambientali che complessivamente rendano l'impatto delle emissioni meno forte. "A fronte di una visione e di un futuro di una città aperta, europea e green, ormai incompatibile con politiche ambientali del secolo scorso, è il momento da parte del Governo e dai Ministeri competenti di trovare soluzioni e compensazioni differenti - chiede Peracchini -, come è stato nel caso di altri siti produttivi, perché non è più accettabile che nel Golfo dei Poeti si continui a bruciare carbone chiedendo un ulteriore costo sociale e di salute. E' inaccettabile subire la decisione di mantenere in attività il gruppo a carbone fino a quando non ci saranno ulteriori 500 megawatt disponibili nel nord Italia, ciò significherebbe continuare così almeno fino 2035". (ANSA).
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