Motivi verdetto su appello bis per Vincenzi e altri imputati
"Ci sarebbero dovute essere, in giro per la città, auto della Polizia municipale munite di megafoni per allertare la popolazione, mezzi con nastri e transenne per chiudere le strade, pronti a concentrarsi nel punto in cui la criticità si fosse palesata tale. E un raccordo costante con forze dell'ordine e vigili del fuoco, oltre che con le direzioni scolastiche e le aziende di trasporto pubblico" e prima dell'esondazione del rio Fereggiano "c'era ancora quasi un'ora di tempo, ma in realtà non si fece nulla". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni relative all'udienza dello che ha disposto l'appello bis per l'ex sindaca di Genova Marta Vincenzi e gli alti cinque imputati nel processo per le sei vittime dell'alluvione del 4 novembre 2011. La Cassazione scrive anche che "al Coc erano in confusione". I giudici affermano anche che le responsabilità di Vincenzi "nell'orchestrare il falso sono minori" rispetto ad altri per questo "dovrebbe essere ricalcolata al ribasso la condanna a 5 anni".
E' "pacifico che nelle prime fasi il sindaco abbia condiviso con il suo assessore alla protezione civile la scelta attendista, della cui legittimità si è ampiamente detto in precedenza, di non chiudere le scuole e di non inibire la circolazione stradale ed il parcheggio, almeno fino a quando non si avesse una qualche certezza sulla zona in cui si sarebbe abbattuto il temporale autorigenerante". Lo afferma la Cassazione aggiungendo che "è altrettanto provato" che l'ex sindaca Marta Vincenzi "non abbia impartito alcuna direttiva,
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