Tecnici: distruggerlo e ricostruirlo crea un danno erariale
Per "presunte incongruenze e anomalie nel processo decisionale e nel procedimento di affidamento relativo ai lavori di demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi a Genova", una cinquantina tra ingegneri, architetti, docenti universitari e liberi professionisti di diverse città italiane hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti della Liguria. Il capofila dell'iniziativa è il professor Enzo Siviero, ingegnere esperto di ponti. I professionisti chiedono di attivare i necessari accertamenti e provvedimenti al fine di evitare eventuali danni erariali. Per i firmatari dell'esposto la scelta di demolire interamente il viadotto e ricostruirlo non trova una giustificazione tecnica e soprattutto comporterebbe un grave danno erariale. "La demolizione integrale dell'opera e della sua totale ricostruzione non appare razionale né sufficientemente motivata", in quanto costituirebbe "una perdita irreversibile per il patrimonio pubblico oltre a comportare un produzione di un ingente volume di detriti", scrivono i firmatari nell'esposto. Non solo, nelle 5 pagine ora al vaglio della procura contabile, i firmatari sottolineano come il costo annunciato di oltre 200 milioni di euro sia eccessivo e spiegano come "il costo della ricostruzione della sola parte crollata e consolidamento dell'esistente è invece stimabile, in base ai costi correnti di mercato, tra i 70 ed i 90 milioni, con un tempo di esecuzione inferiore ai 12 mesi". Contestata anche la procedura di affidamento della demolizione e della ricostruzione che giudicano "anomala" in quanto affidate senza gara o comunque procedura concorrenziale ad evidenza pubblica.
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