Botanico debutta nella narrativa con 'La tribù degli alberi'
(ANSA) - PRATO, 14 DIC - Il riscaldamento climatico è un fenomeno "da combattere soprattutto con la cultura". A spiegarlo è Stefano Mancuso, professore di arboricoltura generale e di etologia e neurobiologia vegetale all'Università di Firenze.
"Vorrei poter dire - spiega ancora il botanico - che la tendenza alla sopravvivenza della specie accomuna mondo vegetale e umano, ma in questo periodo è difficile farlo, soprattutto osservando il comportamento degli umani".
Mancuso il 15 dicembre sarà ospite dell'ultimo appuntamento della rassegna 'Pecci Books 2022' (ore 18.30, ingresso gratuito), organizzato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Il botanico presenterà 'La tribù degli alberi' (Einaudi, 192 pagine, 17 euro), libro che segna il suo debutto nella narrativa: è un romanzo-fiaba, protagonista un albero che affronta il tema gravoso del riscaldamento globale. Come si è sentito in quei panni? "Vecchio, saggio e molto spensierato.
Dare la parola a qualcuno che si ama è sempre molto piacevole.
Mi è piaciuto scriverlo perché non dovevo stare attento a non sconfinare come mi accadeva nel mio ambito di pertinenza: potevo immaginare. Nella scienza non si umanizza mai, ma mi sono detto: siamo uomini, capiamo solo cose simili a noi. Così è nata 'La tribù degli alberi'.
"Ho cominciato a proporre le piante come modello da imitare circa vent'anni fa - ricorda Mancuso -, però sinceramente non mi aspettavo che questo argomento sarebbe diventato maggioritario nella discussione pubblica", spiega. Alla domanda sul rischio che possa essere diventato anche una moda aggiunge che "l'attenzione va sempre bene. È chiaro che quando si accresce la discussione sulle possibili soluzioni c'è chi usa lo strumento per cose poco serie. Ma credo ci sia una fetta più ampia di organizzazioni private e pubbliche che stanno comprendendo che si tratta di un problema enorme. E vogliono farci i conti davvero".
Per Mancuso, perchè questa nuova via verde possa prendere piede è necessario "che quante più persone possibili siano in grado di capire ciò di cui stiamo parlando. Sono pochi, addirittura, coloro i quali si accorgono realmente dell'esistenza stessa delle piante. Ho pensato per questo ad un'opera di alfabetizzazione. I primi libri che ho scritto sono di saggistica, poi mi sono chiesto se facendo un salto alla narrativa potesse cambiare qualcosa".
In che cosa le piante sono più simili agli esseri umani? "È difficile dirlo. Sono lo yin e lo yang, il bianco e nero della vita. Vorrei dire che si somigliano per tendenza alla sopravvivenza della specie, ma per gli umani in questo periodo è difficile dirlo. Forse nella socialità, nella moltitudine dello stare insieme". (ANSA).