Ma congiuntura evidenzia rallentamento in seconda parte anno
(ANSA) - FIRENZE, 16 NOV - La Toscana dovrebbe chiudere il 2022 con una crescita del Pil intorno al 3%, in rallentamento rispetto alla performance fatta registrare nella prima metà dell'anno. E' quanto emerso oggi alla presentazione dell'aggiornamento congiunturale della Banca d'Italia sull'economia della regione. Per il primo semestre l'indicatore trimestrale dell'economia regionale Iter, sviluppato da Bankitalia, stima un aumento del prodotto del 5,6% sullo stesso periodo 2021, in linea col trend nazionale. "L'intensità di questo rallentamento - sostiene Mario Venturi, direttore della sede di Firenze di Bankitalia - dipenderà dalla perdita di potere di acquisto delle famiglie dovuto all'inflazione e dal clima di fiducia che ovviamente è peggiorato e che incide sui comportamenti di spesa; ma dipenderà poi anche dai prezzi dell'energia ed anche dall'aumento dei costi di finanziamento legato al trend dei tassi di interesse, per quanto, anche questo va sottolineato, quest'ultimi abbiano finora solo in parte incorporato l'aumento dei tassi di riferimento ufficiali". Per Bankitalia è prematuro parlare di recessione in Toscana. "E' un momento di forte incertezza, senz'altro noi registriamo un rallentamento ma ancora non possiamo spingerci a parlare di recessione, questo sarebbe prematuro", ha affermato Venturi, sottolineando che "gli strumenti all'attenzione del governo" potrebbero aiutare il sistema economico in vista del 2023 "e non dimentichiamo la grossa risorsa che è costituita dal Pnrr per colmare alcuni ritardi che, anche a causa della struttura del sistema produttivo, la Toscana registra in tema di transizione ecologica e digitale". La dinamica degli investimenti, ha spiegato, "mostra senz'altro dei rallentamenti, ovviamente sono condizionati dal peggioramento delle condizioni per investire, questo lo dichiarano tutte le imprese. I piani di investimento formulati per il 2022 erano in generale già abbastanza modesti, e sono stati rivisti anche al ribasso soprattutto da quelle imprese che più hanno subito l'aumento dei prezzi delle materie prime". (ANSA).