Libri:'Lettere senza confini',mamme scrivono figli scomparsi

Toscana
@ANSA

Per raccontare, tra dolore e speranza, la vita senza di loro

Sopravvissute ai loro figli hanno deciso di riprendere a vivere, lasciando spazio alla speranza.  Sono Barbara, Giovanna, Laura, Paola, Stefania e ancora Stefania, mamme di un bimbo mai nato, di Mauro, Elena, Michela, Lorenzo, Filippo, portati via dal terremoto, da un incidente stradale o vittime di femminicidio. Figlie e figli a cui si rivolgono per raccontare cosa è la vita oggi senza di loro e per ricordare chi erano quei ragazzi che non ci sono più. Dialoghi ideali raccolti in un libro, 'Lettere senza confini', (Adv edizioni, pp.131, euro 13), curato dalla giornalista fiorentina Gaia Simonetti che le ha fatte incontrare e i cui proventi, in parte, finanzieranno due borse di studio per studenti di Amatrice.

Vivono in città diverse - Firenze, Mantova, Rieti -, non si conoscevano, ma insieme queste sei mamme hanno deciso di condividere esperienze, sentimenti e la forza di ripartire quando pensavano che la loro vita fosse finita anche per aiutare chi come loro ha subito questo dolore immenso. Come Stefania che a Lorenzo, portatole via da un incidente stradale e in nome del quale oggi si batte per la sicurezza in strada, racconta: "Nella tua famiglia stiamo facendo tutti del nostro meglio per meritare la vita che abbiamo, per ricambiare di quanto ci hai dato e per non deluderti". Un incidente si è portato via anche Elena e Laura, la sua mamma, le scrive: "Dove c'è bellezza so che ci sei tu".  "Oggi sto cercando le persone che hai salvato con i tuoi organi. Vorrei solo sapere se stanno bene, se hanno iniziato una nuova vita, se il nostro sacrificio è valso a ridare loro una speranza", spiega Giovanna al figlio Mauro, scomparso anche lui in un incidente in strada. La mamma di Filippo, Stefania, ricorda invece quei "terribili 142 secondi" dell'agosto di due anni fa, il terremoto di Amatrice che le portò via il figlio: "Dopo averti visto uscite vivo dalle macerie - gli racconta -, ho sperato nel miracolo. Mi rimangono i ricordi nitidi di quando salivo in mansarda a osservarti mentre dormivi e con le tue spalle larghe abbracciavi il cuscino...".  "Mi manchi da impazzire, tutto parla di te, sento il tuo profumo ovunque, quando entro nella tua stanza mi inebrio della tua essenza e la porto con me tutto il giorno" dice Paola a Michela, vittima della cieca violenza dell'ex marito. Infine Barbara che suo figlio lo ha perso quando ancora lo aveva in grembo e al quale ha deciso di scrivere non avendo potuto "vedere, conoscere, prenderti tra le braccia".
   

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