Perché tassare gli extraprofitti potrebbe essere un errore?

Nei prossimi giorni il governo definirà la manovra per ridurre il deficit dal 3,8% del Pil nel 2024 al 3,3% nel 2025. Tra gli interventi di cui si è parlato c’è la tassa sugli extra-profitti delle banche, o forse di tutti le imprese secondo alcune varianti. Introdurla sarebbe una cattiva idea. Una premessa però per evitare che la mia posizione sia percepita come quella di chi, per partito preso, difende il potere finanziario. Durante la crisi del 2008-09, i G7 chiesero al Fondo Monetario Internazionale di fare proposte su come il settore finanziario potesse dare una “fair and substantial contribution” per coprire i danni che la finanza aveva causato con la sua eccessiva propensione al rischio. Il dipartimento che dirigevo produsse un rapporto che proponeva due nuove tasse sulle banche. La prima fu quella che poi diede vita, in diversi Paesi, compresi quelli europei, alla creazione da parte delle banche di un fondo con cui intervenire in caso di future crisi bancarie per evitare perdite ai depositanti. La seconda era volta a eliminare una distorsione, che esiste nei principali Paesi, a favore dell’attività bancaria: i servizi di intermediazione bancaria non sono soggetti a IVA, al contrario di tutti gli altri servizi. Questa seconda tassa non ci era stata richiesta, ma ci sembrò opportuno proporla comunque. Questo per dire che certo non sono mai stato tenero sulla questione della tassazione delle banche. Sono però contrario alla tassa sugli extra-profitti per diversi motivi. Primo, il concetto di extra-profitto è vago. Cos’è un extra profitto? Nel precedente intervento di questo governo sulle banche, finito poi in nulla in pratica, si identificava come extra-profitto l’aumento dei profitti superiore a una certa soglia arbitrariamente scelta, tassando, quindi, non il livello dei profitti, ma il loro aumento, cosa di per sé piuttosto strana. Ma se anche si tassasse il profitto oltre una certa soglia come scegliere tale soglia? Cos’è davvero un extra-profitto? Non è chiaro. Secondo, perché introdurre una tassa solo per le banche? Ci sono altri settori che possono, in certi anni, avere una profittabilità elevata. Perché allora non tassare tutti i profitti al di sopra di una certa soglia? In effetti qualcuno lo ha proposto. Sarebbe come passare a una tassazione progressiva dei profitti d’impresa. Qui però c’è un’altra obiezione. La tassa sui profitti è del 24%. Non sembra particolarmente alta, ma i profitti che vengono distribuiti sono poi ulteriormente tassati al 26% a livello di tassazione dei redditi dei percettori, quindi con una tassazione cumulata del 44%, leggermente superiore all’aliquota massima sul reddito da lavoro. Certo si può andare oltre, ma un provvedimento di questo genere introdotto solo dall’Italia potrebbe scoraggiare gli investimenti nel nostro Paese. Terzo, tassando un settore quando fa più profitti, si scoraggia l’innovazione. Quarto, se si introduce il principio che, anche solo una tantum, un profitto elevato per motivi di mercato deve essere tassato con un’aliquota più alta, nei casi in cui, sempre per motivi di mercato, i profitti fossero più bassi , non si dovrebbe allora tagliare le aliquote alle banche? Tutto questo però creerebbe un’enorme confusione su quello che è il livello di tassazione di un Paese. Il che mi porta ad un ultimo punto. La potenziale retroattività del provvedimento, ossia il cambiare le carte in tavola, cosa che in generale rende complicata qualunque attività imprenditoriale. Naturalmente, ci possono essere condizioni economiche estreme in cui occorre intervenire con strumenti altrimenti inappropriati. Pensate, per esempio, a un Paese che, non avendo alternative, dichiara bancarotta e non paga. Anche quello è cambiare le carte in tavola. Ma certamente non siamo, per fortuna, in condizioni di emergenza. Se un governo ricorresse a una tassa sugli extra-profitti in un anno in cui tutto ciò che è richiesto è ridurre il deficit di mezzo punto percentuale di Pil, cioè di 10 miliardi su una spesa pubblica che ormai eccede i 1000 miliardi, darebbe l’impressione di non essere allora in grado di reggere situazioni più difficili che potrebbero verificarsi in futuro. Come usare il bazooka per uccidere una mosca.