Il futuro dei conti pubblici

Settembre non vuol dire solo la fine dell’estate, la chiusura degli ombrelloni, lo sfumare dei tormentoni musicali estivi. Significa anche il momento in cui il governo definisce il quadro dei conti pubblici per i successivi tre anni in preparazione alla legge di bilancio da presentare in ottobre. Anche quest’anno il governo lo farà, ma sarà vincolato dalle nuove regole europee sui conti pubblici che erano state sospese nel periodo Covid e post-Covid. Vediamo cosa comportano. La prima conseguenza riguarda l’orizzonte temporale per cui il governo deve indicare i propri obiettivi. In passato il governo pubblicava la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che aggiornava gli obiettivi fissati nel DEF il precedente aprile per i successivi tre anni. Le cose cambiano però quest’anno perché le nuove regole europee sui conti pubblici richiedono due cose. Primo, che, entro la fine di un periodo di aggiustamento lungo quattro anni, o sette se il paese intraprende riforme strutturali, il rapporto tra debito pubblico e Pil sia avviato, con un elevato grado di probabilità, su un sentiero di tendenziale decrescita. Secondo, che durante il periodo di aggiustamento il rapporto tra deficit pubblico e Pil si riduca di mezzo punto percentuale l’anno e il rapporto tra debito pubblico e Pil scenda, in media, di un punto percentuale l’anno. Da quest’anno, quindi, si deve ragionare su un orizzonte temporale settennale, non più triennale, visto che certamente l’Italia opterà per un periodo di aggiustamento più prolungato. Entro il 20 settembre il governo dovrà inviare a Bruxelles il proprio piano . Attenzione: il piano inviato quest’anno sarà particolarmente importante, perché, una volta approvato dalla Commissione e dal Consiglio dell’Unione Europea, esso non potrà essere rivisto: vincola quindi i sette anni successivi . Capite quindi l’importanza di quello che accadrà nelle prossime settimane. La seconda conseguenza riguarda la legge di bilancio sul 2025. Il punto di partenza è il DEF dell’aprile scorso in cui il governo indicava l’obiettivo di un deficit del 4,3% del Pil nel 2024. Come detto, per rispettare le regole europee, il deficit nel 2025 dovrebbe scendere di mezzo punto percentuale circa, ossia al 3,8% del Pil. Cosa servirebbe per raggiungere questo risultato e trovare anche un po’ di risorse per le cosiddette “spese indifferibili”, ossia quegli impegni messo a bilancio solo per un anno ma che, si sa, non possono essere evitate? Servirebbe semplicemente non confermare i tagli temporanei di imposte e contributi, introdotti dal governo Draghi ed estesi da questo governo, che scadrebbero a fine 2024. Il che però sarebbe politicamente molto difficile per il governo che, quindi, deve trovare coperture per un importo equivalente a circa 13-15 miliardi. A questo punto il lettore informato dei fatti economici più recenti potrebbe obiettare che nel 2024 le entrate dello Stato stanno andando meglio del previsto, che quest’anno il deficit sarà più basso del 4,3% e che, quindi, raggiungere l’obiettivo di un deficit del 3,8% del Pil nel 2025 sarà più facile. Se, per esempio, le entrate quest’anno fossero di 7 miliardi più alte del previsto , si potrebbe pensare, che invece di 13-15 miliardi occorrerebbero solo 6-8 miliardi. Purtroppo non è così perché, comunque, le regole europee richiedono che il deficit migliori di mezzo punto percentuale per cui se le entrate vanno meglio del previsto nel 2024, il deficit nel 2024 e nel 2025 dovranno essere corrispondentemente più bassi. È la riduzione del deficit che conta, non il suo livello. Vuol dire allora che le nuove regole europee ci obbligheranno a risparmiare il tesoretto? Purtroppo neppure questo è vero. Si, perché l’apparente rigore delle regole europee può essere facilmente aggirato, almeno per quest’anno. Basta che l’Italia spenda il tesoretto entro dicembre! Quello che accadrà probabilmente è che il governo introdurrà già prima di fine 2024 misure per soddisfare le richieste di tagli di tasse e aumenti di spesa per il 2024-25. A questo punto il deficit del 2024 tornerà a essere del 4,3% e quello per il 2025 richiesto dalle regole europee tornerà ad essere del 3,8%. Dopo di che il governo dovrà limitarsi a trovare quei 13-15 miliardi di cui sopra, cosa peraltro non impossibile vista una spesa pubblica di oltre 1000 miliardi. Insomma, una legge di bilancio per il 2025 non facile come quelle degli anni scorsi , ma scriverla non sarà un compito impossibile. Certo che a forza di usare i tesoretti per alzare le spese o tagliare le tasse, come, vedrete, sarà fatto anche quest’anno, la riduzione del nostro debito pubblico seguirà il “minimo sindacale” previsto dalle nuove regole europee.