Scuola, divario Nord-Sud sullo stipendio dei docenti: torna il tema delle gabbie salariali

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In vista della riapertura delle scuole resta il problema della mancanza di insegnanti e torna attuale il tema della differenza del costo di vita tra città come Milano e Venezia e invece altre del Meridione. Ecco quali sono le posizioni della politica sul tema e perché se ne parla

Le scuole stanno per riaprire ma restano ancora tanti dubbi e problemi. Uno di questi è la mancanza di insegnanti un po’ in tutte le regioni d’Italia, con il sindaco Beppe Sala che è tornato sulla questione della differenza del costo della vita tra Nord e Sud. A luglio il primo cittadino di Milano aveva già dichiarato che “se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle realtà è diverso”. La politica si è spaccata con gran parte della maggioranza e dell’opposizione che si sono dichiarate contrarie alle gabbie salariali. Sala ha spiegato di non aver parlato di reintroduzione della misura, ma di aver portato all’attenzione un problema oggettivo in molti comuni. Il tema, lo scorso anno, aveva diviso anche la maggioranza gialloverde, con la Lega a favore della differenziazione dei salari (LO SPECIALE DI SKY TG24 SUL RIENTRO A SCUOLA).

La storia delle gabbie salariali

La differenziazione territoriale degli stipendi era stata introdotta nel 1945 e si è conclusa nel 1969. Si trattava di “tabelle salariali” che applicavano differenziali retributivi per macro aree geografiche con livelli salariali minori al Sud rispetto a quelli al Nord per rispecchiare il diverso costo della vita. Nel Dopoguerra l’Italia era divisa in 14 zone che, nel 1961, erano state dimezzate con una diminuzione dello scarto tra la prima e l'ultima dal 29% al 20%. Dopo anni di lotte e vertenze nazionali dei sindacati, il 21 dicembre 1968 l’Intersind, l'associazione che rappresentava le aziende a partecipazione statale, accettò l'eliminazione delle gabbie seguita successivamente anche da Confindustria.

Le gabbie salariali riproposte nel corso degli anni

Da quando sono state abolite, il tema delle gabbie salariali è stato continuamente riproposto. Dal 2000 è soprattutto la Lega a parlarne con proposte avanzate da Roberto Calderoli e sostenute da Umberto Bossi. Anche Silvio Berlusconi, nel corso dei suoi Governi, si è più volte espresso a favore di un ritorno della differenziazione territoriale dei salari. Nel 2019 è stata la Lega a proporre di reinserire le gabbie salariali durante il vertice sulle autonomie spaccando la maggioranza gialloverde con il M5S che aveva tacciato l’ipotesi come “totalmente inaccettabile”.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, all'Incontro 'Obiettivo Milano verso le Comunali' organizzato dall'associazione in sala Alessi a Palazzo Marino a Milano, 19 giugno 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

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I pareri dei politici sulle gabbie salariali

Dopo le affermazioni di Beppe Sala dello scorso luglio, la politica è tornata sul tema con la maggior parte degli schieramenti contrari alla differenziazione degli stipendi tra Nord e Sud. Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, del Partito Democratico come il sindaco di Milano, ha bocciato l’ipotesi dichiarando che “il problema non sono le gabbie. La proposta non è una scelta condivisa dai sindacati, non solo dalla politica. La pubblica amministrazione deve essere trasformata, e con il decreto semplificazioni stiamo lavorando per eliminarli i ritardi, le burocrazie, ma è una responsabilità nazionale, non delle singole parti del Paese”. Contrario è anche il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano del Pd che ritiene la discussione “arcaica", mentre la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro ha attaccato il Primo Cittadino: “A parità di mansioni, secondo Sala, un lavoratore di Reggio Calabria dovrebbe avere una retribuzione minore rispetto ad un lavoratore di Milano. Non ci meraviglia - ha detto l’onorevole - che da sinistra vengano proposte ricette economiche che coincidono con quelle che la grande finanza internazionale cerca di imporre all’Italia”. Infine Federica Dieni del M5S ha definito le parole di Sala “a dir poco allucinanti” perché si spaccherebbe in due parti l’Italia “in ognuna delle quali il lavoro dovrebbe avere un certo grado di dignità: alto al Nord, basso al Sud”.

L’opinione di Davide Faraone: “Idea sbagliata fin dalla premessa”

Il senatore di Italia Viva Davide Faraone ritiene la questione delle gabbie salariali una sciocchezza e, sull’Huffington Post, ha provato a spiegare perché “l’idea che un dipendente pubblico del Nord debba essere pagato più di un impiegato del sud non trova nessuna giustificazione economica” essendo, a suo parere, “sbagliata fin dalla premessa”. Se è certo che un affitto a Milano costa più che a Caltanissetta o a Catanzaro, Faraone evidenzia che l’ipotetico risparmio “viene completamente assorbito dalla cronica carenza di servizi pubblici, infrastrutture e opportunità che il sud sconta da decenni”. Il senatore sottolinea che il costo della vita al Sud è inferiore perché anche la qualità della vita lo è.

La situazione tra Nord e Sud

Per calcolare la differenza del costo della vita nei vari territori ci sono varie voci di spesa da osservare come, per esempio, il costo delle bollette per energia elettrica e gas, l’assicurazione auto, i mezzi di trasporto e la spesa annua delle famiglie. Il costo del riscaldamento e dell’abbigliamento per la stagione invernale è diverso da regione a regione, così come il prezzo della polizza Rca più cara in Campania rispetto alla Valle d’Aosta. Un’indagine Istat del 2017 ha invece evidenziato che la spesa mensile di una famiglia tipo del Nord-Ovest era pari a 2.875 euro contro i 1.983 di Sardegna e Sicilia. Il tema del divario del costo della vita tra Nord e Sud è quindi complesso ed è difficile calcolare gli effettivi costi medi tra regione e regione, per questo la politica continua a dividersi tra chi è a favore di una reintroduzione delle gabbie salariali e chi le ritiene assolutamente controproducenti.

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