Meno pannolini, più pannoloni: quando il mercato racconta la crisi demografica

La denatalità e la crisi demografica sono tra noi da un po’ di tempo ormai. Lo ha confermato pochi giorni fa l’Istat ricordando che nel 2023 l’Italia ha stabilito un nuovo record negativo: appena 379.890 nuovi bimbi, nel 2022 erano stati 13mila di più. Rispetto al 2008 significa 197mila neonati in meno, grosso modo gli abitanti di una città come Parma o Brescia per dare la dimensione della questione. Il fenomeno va avanti da un po’, dunque. E, meglio mettersi il cuore in pace, non se ne andrà tanto presto, come mostrano le previsioni sull’andamento della popolazione sempre dell’Istat. Ma per capire che, almeno nel ragionevole futuro, la tendenza è questa non ci sono solo i dati ufficiali. Anche quelli provenienti dal mercato offrono indicazioni analoghe. In particolare in quei segmenti che si rivolgono al tipo di utilizzatore finale che, secondo le proiezioni, sarà sempre più raro nel nostro Paese: gli infanti. Uno di questi, per esempio, è il settore dei pannolini per il quale il calo delle nascite, come è facile intuire, non è esattamente una buona notizia. Le stime di mercato, da parte loro, confermano l’intuizione. Dal 2023 al 2029 i volumi di vendita dei pannolini in Italia, calcolati in kg di merce, sono infatti destinati a crescere di appena il 3,6%. Se si allarga lo sguardo fino a includere anche il 2018, il progresso decennale si ferma al 4,9%. La tendenza non cambia troppo neanche se dalla quantità di prodotti venduti si passa al fatturato: crescite striminzite per non dire asfittiche. Soprattutto in Italia, che dai confronti internazionali emerge come uno dei mercati con le più basse prospettive di aumento degli introiti per le imprese del settore. Ad influenzare gli scenari economici di un comparto come quello dei pannolini, ovviamente, non è solo la natalità . Ci sono tanti fattori che contribuiscono alle performance, dalle abitudini culturali rispetto alla cura dell’infanzia al reddito degli abitanti fino alla congiuntura economica. Detto questo, va comunque notato che tra i Paesi dove la crescita del segmento sembra più promettente c’è molta Africa, vale a dire il continente nel quale nei prossimi anni sono previsti i maggiori tassi di fertilità e il maggiore incremento della popolazione. Dall’altra parte ci sono invece parecchi stati europei, mediterranei e dell’est, che sono tra quelli con i tassi di fertilità più bassi. L’altro fronte Però c’è anche l’altra faccia della medaglia. Saremo sempre meno, sì. Ma saremo anche progressivamente più anziani. Nel 2024 le persone di 65 anni e più sono già quasi un quarto dei residenti e circa il doppio dei bambini e dei ragazzi al di sotto dei 15 anni di età. Nel 2050, dice sempre l’Istat, saranno tre volte più numerose degli under 15. Questo significa, almeno sulla carta, prospettive un po’ più rosee per un mercato attiguo a quello dei pannolini per bebè, i prodotti per l’incontinenza. Che infatti, secondo le stime è destinato a passarsela un po’ meglio di quello dei pannolini. Quanto meglio? Quasi il doppio. Se prendiamo in considerazione la quantità di merce venduta, osserviamo una crescita tra il 2023 e il 2029 di circa il 6,3% . Stesso discorso per il periodo 2018-2029: una crescita del 10% dei volumi pannoloni contro il 4,5 % di quelli dei pannolini. Non sono certo percentuali da far strabuzzare gli occhi. Ma neanche da buttare via, soprattutto tenendo conto delle circostanze.

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