La direttiva spiaggiata: i 18 anni senza soluzione della Bolkestein

Nel 2024 la direttiva Bolkestein, che nei documenti ufficiali viene identificata come la “la direttiva sui servizi”, compirà 18 anni. Eppure non è stato sufficiente aver raggiunto la maggiore età per trovare un’applicazione risolutiva in Italia. Non è mai stata promulgata una legge che definisca in modo definitivo l’assegnazione delle concessioni balneari, vale a dire il diritto garantito a privati di sfruttare le spiagge pubbliche per offrire servizi ai bagnanti . Tutti i tentativi fatti sono stati modificati prima di entrare in vigore o sono stati impugnati dall’Unione Europea, provocando un’incertezza che colpisce tutte le parti in causa. Ripercorriamo insieme la cronostoria della applicazione della Bolkestein in Italia. 2006 La direttiva, redatta dal commissario europeo Frits Bolkestein, entra in vigore. Gli Stati europei sono tenuti ad applicarla entro il 2009. Prevede che le concessioni per l’utilizzo delle spiagge vengano attribuite tramite delle gare pubbliche ricorrenti per stimolare la concorrenza del settore. 2010 Un decreto legge del febbraio 2010, firmato dal ministro dell’Economia dell’epoca Giulio Tremonti, proroga le concessioni demaniali esistenti fino al 2015 e introduce un rinnovo automatico. La conseguenza è che i vecchi gestori, spesso famiglie che hanno in concessione le spiagge da decenni, rimangono a capo delle attività sui litorali. Di riflesso la Commissione europea invia all’Italia una lettera di messa in mora – la prima fase di una procedura di infrazione, che può portare anche a multe al Paesi inadempiente – per segnalare le discrepanze con la legge europea. 2011 Il rinnovo automatico viene abrogato e il Parlamento approva una legge che delega il Governo a rivedere le regole sulle assegnazioni entro tre anni. La prima procedura di infrazione europea viene quindi chiusa. 2012 Un nuovo decreto, questa volta firmato dall’allora premier Mario Monti e dai suoi ministri, proroga ulteriormente la scadenza per altri cinque anni, fino al 2020. 2016 Si arriva a un nuovo contenzioso con l’Unione Europea. La Corte di giustizia europea decide sul caso Promoimpresa srl, un’azienda che nel 2010 aveva fatto ricorso contro il comune di San Felice del Benaco, sul lago di Garda, perché non gli era stato riconosciuto il rinnovo automatico della concessione della spiaggia. La corte europea stabilisce che il rilascio delle concessioni deve avvenire tramite selezioni trasparenti tra diversi candidati. 2018 La legge di bilancio firmata dal Governo “gialloverde” proroga le concessioni esistenti fino al 2033. 2020 Uno dei numerosi decreti approvati per fronteggiare l’emergenza pandemica vieta agli enti locali di avviare gare per l’assegnazione delle concessioni per le spiagge italiane. La Commissione europea invia una seconda lettera di messa in mora al Governo italiano, avviando una nuova procedura di infrazione per il mancato rispetto della Direttiva Bolkestein. 2021 Il Consiglio di Stato si pronuncia e impone che le concessioni esistenti decadano il 31 dicembre 2023. La legge sulla concorrenza presentata dal Governo Draghi recepisce la sentenza e fissa la stessa scadenza, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato sia stata successivamente annullata. 2023 Il Governo Meloni rinvia di un anno la scadenza e vieta le nuove gare prima che siano stabiliti i criteri su come indirle . Ma diverse sentenze della giustizia amministrativa impongono agli enti locali di disapplicare la legge e dare il via ai bandi. La Commissione europea a novembre invia una nuova lettera al Governo in cui richiede spiegazioni per la mancata applicazione della direttiva. L’esecutivo risponde con una ricognizione dei litorali, affermando che non debba essere applicata. 2024 Molti comuni in tutta Italia – nell’incertezza generale e in ordine sparso – avviano i bandi di gara, senza conoscere i criteri nazionali con cui organizzarle.

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