Recessione Usa? Ecco il grafico che ha terrorizzato i mercati

C’è un grafico di cui stanno parlando tutti e che ha spaventato gli investitori, contribuendo all’ondata di vendite che ha colpito i mercati finanziari lunedì 5 agosto. È il grafico alla base della cosiddetta regola di Sahm, dal nome dell’economista che l’ha teorizzata. Disoccupazione e recessione, coppia separabile Eccolo. Il grafico mostra la variazione media del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti degli ultimi tre mesi rispetto al minimo dell’ultimo anno. In sostanza, indica se la disoccupazione - cioè la percentuale di persone in cerca di un’occupazione rispetto al totale dei partecipanti al mercato del lavoro - stia aumentando o diminuendo rispetto al punto più basso raggiunto nei 12 mesi precedenti, e di quanto. La regola di Sahm stabilisce che se il tasso di disoccupazione è cresciuto negli ultimi tre mesi in media di 0,5 punti percentuali rispetto ai minimi, gli Stati Uniti si trovano in una recessione in atto o imminente. Ebbene, gli ultimi dati sulla disoccupazione americana di luglio hanno fatto scattare la regola di Sahm. La rilevazione sul mercato del lavoro diffusa la scorsa settimana pone la variazione degli ultimi tre mesi a +0,53 punti percentuali rispetto all’ultimo minimo. È la prima volta che la soglia viene raggiunta dalla primavera del Covid, quando l’economia americana entrò in una recessione lampo che terminò altrettanto velocemente con la fine dei lockdown. Uno schema destinato a ripetersi? La regola di Sahm è basata sull’osservazione storica dei dati. Dagli anni ‘70 la soglia di mezzo punto percentuale è stata sempre raggiunta al sorgere di una recessione dell’economia americana. È avvenuto nel 2002, è avvenuto nel 2008, è avvenuto nel 2020. E ora anche nel 2024. La regola non predice una contrazione dell’economia, ma ne segnala l’esistenza. Ed è stata talmente precisa nel corso degli ultimi decenni da essere tenuta in considerazione e tracciata anche dalla stessa Federal Reserve, la banca centrale americana. Gli Stati Uniti sono dunque prossimi a una recessione o addirittura ne sono già nel mezzo? Il panico sui mercati finanziari della prima seduta della settimana è parso suggerirlo. Se così fosse, la Fed avrebbe fallito nel suo tentativo di debellare l’inflazione senza colpire eccessivamente il sistema economico americano e il suo mercato del lavoro. In sostanza, la sfida di riportare i prezzi sotto controllo senza provocare la perdita di troppi posti di lavoro. L’ovvia conseguenza dal punto di vista finanziario sarebbe un urgente taglio consistente dei tassi di interesse della Fed, che per ora non è ancora avvenuto. Dal punto di vista politico invece una recessione smentirebbe la narrazione elettorale dei Democratici di un’economia in salute grazie alla “Bidenomics”, la politica economica portata avanti dal presidente Biden. Cauto ottimismo Ma la maggior parte degli economisti non è tanto pessimista. La stessa Claudia Sahm che ha coniato la regola è convinta che questa volta la storia sia parzialmente diversa. Il dato sulla disoccupazione sarebbe infatti influenzato sia da fattori stagionali, che dall’importante afflusso di immigrati entrati negli ultimi mesi negli Stati Uniti. Questi nuovi ingressi si sono riversati sul mercato del lavoro, mettendosi alla ricerca di un’occupazione e gonfiando il dato sulla disoccupazione. Il pensiero condiviso dai più è che questa volta la Sahm rule possa indicare verosimilmente un rallentamento dell’economia, più che una vera e propria recessione. La crescita americana da due anni a questa parte ha sempre smentito le previsioni di contrazione, nonostante i rincari di prestiti e mutui richiesti dalla lotta all’inflazione. Ma negli ultimi mesi il mercato del lavoro Usa fatica a mantenere il passo tenuto in precedenza, come dimostrano anche i dati sui nuovi posti di lavoro creati a luglio. Un’indicazione di cui la Federal Reserve terrà con ogni probabilità conto nel suo prossimo incontro programmato per settembre.

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