L'inflazione e l'aumento dei tassi portano spese e uscite in più, ma anche occasioni di guadagno: i risparmiatori stanno riscoprendo i Bot, i titoli di Stato a breve scadenza, che oggi rendono molto di più di un anno fa. E cresce l'interesse per i "Pronti contro termine"
Bot, il grande ritorno
Il ritorno dei Bot. Che sono passati in un anno da un rendimento sottozero a oltre il 3 per cento lordo (scadenza ottobre 2023). Considerando che il Btp decennale offre oggi il 4,1% non è strano che un numero di investitori scelga soluzioni di investimento di breve termine. La congiuntura è complessa, l’inflazione è elevata: perché prendersi troppo rischio a lungo termine senza comunque riuscire a coprire il costo della vita che viaggia poco sotto l’8%?
Ed ecco allora il ritorno di fiamma per i Bot, i Buoni ordinari del Tesoro che a lungo sono stati accantonati, ma anche dei titoli con scadenza ravvicinata. Perché se la curva è «piatta», cioè c’è poca distanza tra i rendimenti a breve e quelli più lontani, chi ama investire in obbligazioni può impostare nuove strategie prima che i tassi scendano. E che la curva torni a diventare più ripida.
Le opzioni
Che cosa offre il mercato? Il sistema bancario del nostro Paese, offre un tipo di operatività denominata «pronti contro termine». Che, in sostanza, affianca le operazioni di acquisto di Bot, sia per redditività, sia per durata dell’investimento stesso. L’acquisto dei Bot non è limitato alle fasi in cui il dipartimento del Tesoro effettua le aste, ad inizio mese, con il collocamento dei titoli annuali, o a fine mese, quando i titoli in collocamento hanno durata semestrale. Ogni giorno, in realtà, è possibile immettere in portafoglio questa tipologia
Tra Btp e Bot: quando la scadenza è breve
Borsa italiana offre l’opportunità di acquistare ma volendo anche vendere, ben sedici tipologie di Btp che fanno a questo scopo, dalla scadenza più ravvicinata, a fine mese in corso, a quella più lontana, con data di rimborso marzo 2024. Al tempo stesso, anche le banche, le Poste Italiane o altre strutture finanziarie autorizzate sono libere di cedere Bot acquistati in sede d’asta o di acquistare dai propri clienti analoghi titoli che questi ultimi scelgono di cedere prima della naturale scadenza, per i motivi più disparati. Generalmente chi opta per investire una parte del proprio patrimonio in Bot lo fa sia per limitare la rischiosità complessiva del patrimonio destinato a strumenti obbligazionari, sia per disporre di una tipologia di titoli la cui ravvicinata scadenza riduca la durata media del portafoglio obbligazionario. Accanto a questa strategia, o in alternativa, una parte di investitori preferisce affidare parte del patrimonio a controparti, quasi sempre di origine bancaria, che offrono rendimenti, in linea con quelli che si ottengono investendo in Bot per durate comprese tra sei mesi e qualche anno, ma la scadenza prediletta è quella annuale.
La tecnica tra nuove emissioni e le vecchie emissioni
In passato, lo si è ricordato, questa forma di attività era denominata «pronti contro termine» e consisteva nell’acquisto di emissioni obbligazionarie, da detenere per alcuni mesi, stabilendo fin da subito la data in cui il titolo acquistato sarebbe stato rivenduto, fissando anche il prezzo di rivendita. Le due quotazioni erano stabilite in modo che il depositante «temporaneo» beneficiasse di un rendimento prestabilito. Attività, peraltro, che non incontrò particolare successo. Ma rappresentò una sorta di alternativa all’investimento in strumenti con scadenza ravvicinata, Bot in primis, ma anche Btp emessi anni prima e ormai prossimi alla data di rimborso. Strategia, quest’ultima, che ancora oggi può essere una buona opportunità. Se da un lato ci sono i Bot e i depositi vincolati, dall’altro titoli di «vecchia» emissione non distanti dalla data di rimborso propongono un ventaglio di opportunità che, in una fase ancora incerta sul futuro dei tassi di mercato, può essere un viatico importante per chi desidera investire a breve termine una parte del personale patrimonio.