Le aziende energetiche avrebbero versato somme decisamente inferiori alle attese al 30 giugno per la tassa al 25% sugli extra-profitti energetici.
Più di 10 miliardi di euro. Ecco a quanto ammonta la somma che il governo Draghi spera di ottenere dalla tassazione dei profitti record portati a casa dalle aziende energetiche grazie all’aumento del prezzo dell’elettricità e del gas. O forse è il caso di iniziare a parlare al passato, visto che per ora di soldi il governo ne ha incassati molti meno del previsto. Il Ministero dell’economia ha rivisto al ribasso nell’assestamento di bilancio le entrate del contributo straordinario richiesto alle aziende energetiche, che al 30 giugno avrebbero dovuto versare il 40 per cento di quei 10 miliardi. La notizia è stata riportata per primo da Il Sole 24 Ore.
Extra-profitti spariti
Di soldi infatti, incrociando i numeri del Mef, ne sono arrivati decisamente meno: tanto che a bilancio il governo ha ridotto la previsione da 10 miliardi a poco più di 1, "in relazione a quanto incassato" fino ad adesso. Per il ministero dell’Economia però non è ancora detta l’ultima parola, perché il 60 per cento della tassa dovrà essere versata a novembre e "i contribuenti hanno ancora la possibilità di pagare quanto dovuto, ancorché in ritardo, secondo le regole del ravvedimento operoso". In effetti il Ministero aveva stimato gli extra-profitti in più di 40 miliardi di euro, tassati al 25 per cento.
Meno coperture per il decreto Aiuti-bis
Il buco di bilancio però rimane. Il decreto Aiuti-bis sarebbe infatti potuto essere molto più ricco: invece dei 14,3 miliardi a disposizione si sarebbe potuti arrivare a quasi 23. Il buco nei conti non è un fulmine a ciel sereno. Le stesse aziende energetiche avevano messo a bilancio cifre piuttosto ridotte: per Eni il conto dell'imposta sarebbe di 550 milioni di euro, per Enel circa 100, per Edison 78.
Se insomma tra i tre giganti non si arriva nemmeno a un miliardo, si comprende quanto sia complicato arrivare a più di 10. Anche perché le utility medio-grandi, come Iren e Acea, hanno calcolato un versamento al massimo di qualche decina di milioni.
E pure l’Ufficio Parlamentare di Bilancio a fine maggio aveva espresso dubbi sul gettito previsto, così come anche l'associazione di categoria dei produttori di energia. Nei prossimi giorni, con il bollettino di giugno sulle entrate tributarie, sapremo con certezza quanto hanno versato le aziende energetiche, nel frattempo a chiudere il buco di bilancio ci hanno pensato i contribuenti che hanno pagato allo Stato un’Iva più salata per via dell’aumento generale dei prezzi.