Visto il rischio che le forniture di gas da Mosca precipitino, e per destinare più metano alle riserve invernali, il carbone diventa ora una delle carte da giocare nella partita della crisi legata alla guerra in Ucraina
La corsa al carbone è già iniziata. Il governo ha dato il via libera all’acquisto di maggiori quantitativi di quella che è considerata la fonte fossile più inquinante per produrre energia, tanto che l’Europa ha programmato da tempo di metterla al bando. Visto il rischio, però, che le forniture di gas da Mosca precipitino, e per destinare più metano alle riserve invernali, il carbone diventa ora una delle carte da giocare nella partita della crisi legata alla guerra in Ucraina. Anche perché, a differenza di altre soluzioni, può darci più energia in tempi molto brevi.
Si utilizzeranno le centrali già attive
Non saranno costruite nuove centrali o riaperti impianti già chiusi. Ci si affida ai sei ancora attivi ma che via via hanno bruciato sempre meno carbone per avviarsi al futuro spegnimento. L’Enel, che ne gestisce quattro, sta importando carbone da Paesi diversi dalla Russia, nostro primo fornitore fino a pochi mesi fa.
Prezzo del carbone triplicato
Da agosto però non sarà più possibile rivolgersi al Cremlino: Bruxelles lo ha vietato nell’ambito delle sanzioni contro Vladimir Putin. Dall’inizio del conflitto, l'Europa ha acquistato carbone russo per 1,8 miliardi, poca cosa rispetto agli oltre 60 spesi per petrolio e gas. Ciò non toglie che l’embargo potrebbe alzare ancora di più i prezzi, già triplicati rispetto a un anno fa.
La dipendenza dal gas
C’è da dire che anche spingendo al massimo le centrali a carbone italiane non risolveremmo i nostri problemi. Nel 2021 l’elettricità prodotta in questo modo rappresentava solo il 5 per cento dei consumi, contro circa il 15 per cento di una decina di anni fa. Anche riportando le centrali alla piena capacità saremmo molto lontani da quanto ci garantisce il metano (60%) o nei confronti di altri Paesi, come la Germania, che col carbone genera più di un quarto (27%) della sua energia.
Fonti energia, inversione di rotta
Non è un caso che Berlino (ma anche Vienna e Amsterdam) abbia deciso di spingere su questo combustibile, a cui negli ultimi tempi si è ricorso più che in passato: nell’ultimo scorcio dello scorso anno nelle centrali europee si è prodotta più elettricità col carbone che col gas, un’inversione di rotta rispetto a quanto visto nell’ultimo decennio.