In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Recovery Fund, via libera a Grecia, Spagna e Portogallo

Economia

Simone Spina

©Ansa

Sono i primi tre Paesi a vedere approvati i Piani Nazionali di Ripresa per l’accesso ai fondi anti-crisi europei. Disco verde della Commissione anche per la Danimarca. Tutte queste decisioni dovranno essere confermate entro un mese dal Consiglio Ue. Per l’Italia la decisione è attesa la prossima settimana

Condividi:

Sono i Paesi del Sud Europa, Italia esclusa, a incassare i primi via libera al Recovery Fund. Portogallo, Spagna e Grecia, tra i principali protagonisti della crisi del debito di una decina di anni fa, hanno ricevuto dalla Commissione Europea il disco verde ai loro Piani Nazionali di Ripresa, quelli dove indicano come spenderanno fino al 2026 gli aiuti comunitari contro la crisi causata dal Covid.

Anche la Danimarca ottiene il benestare, ma per tutti non si tratta della promozione definitiva, che spetta al Consiglio Europeo e che arriverà entro un mese. Questo sigillo, annunciato dalla numero uno della Ue Ursula Von der Leyen, che sta visitando le capitali a cui si aprono le porte dei finanziamenti europei, rende comunque più vicino l’anticipo che ogni Stato potrà ricevere entro luglio.

Si tratta del 13 per cento del totale e per l’Italia vale 25 miliardi, che potrebbe arrivare presto se – come sembra - il nostro Recovery Plan sarà approvato la prossima settimana insieme a quello di altri pesi massimi come Francia e Germania.

Il Piano di Roma è però quello più impegnativo. Siamo il Paese che riceverà la fetta più grande degli aiuti: circa un quarto dei 750 miliardi a disposizione. Per farci un’idea, basti pensare che la Spagna otterrà 69,5 miliardi nell’arco di sei anni, la Grecia 30,5 , il Portogallo 16,6 e la Danimarca appena 1,5 miliardi.

I vari governi si sono mossi in maniera diversa: Madrid ha chiesto solo finanziamenti a fondo perduto, mentre Lisbona e Atene prenderanno anche dei prestiti, come Roma. Tutti dovranno utilizzare le risorse secondo le direttive comunitarie. E per molti Stati, compreso il nostro, ci sono anche le riforme. La Spagna, per esempio, ha promesso di tagliare gli sprechi e rivedere pensioni e mercato del lavoro.