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Il piano dell'Europa per far pagare tutte le tasse alle multinazionali

Economia

Lorenzo Borga

©Getty

La Commissione Europea ha presentato un piano per arrivare a riformare il sistema fiscale europeo sulle imprese

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Un fisco adatto al ventunesimo secolo. È questo l’obiettivo che si è posta la Commissione Europea, per voce del vicepresidente Paolo Gentiloni. L’ex premier italiano ha presentato un nuovo piano per la riforma della tassazione sulle imprese che operano in Ue, che dovrebbe diventare realtà almeno parzialmente già quest'anno. Almeno nelle speranze della Commissione, che ha già tentato altre due volte di riformare il fisco europeo, senza risultati.

Fino a 165 miliardi di tasse mancanti

L’obiettivo della Commissione europea è tappare i buchi dei 27 singoli sistemi fiscali che oggi permettono alle aziende che operano in Unione Europea di evadere ed eludere il fisco. Secondo i numeri forniti i paesi europei perdono a causa del mancato coordinamento fiscale tra i paesi membri fino a 165 miliardi di euro di gettito. È stato Gentiloni a snocciolare i numeri: 50 miliardi a causa delle frodi transfrontaliere sull’Iva, 46 per l’evasione fiscale internazionale da parte di singoli contribuenti e tra i 35 e i 70 per l’elusione delle imposte sui profitti societari.

Stop alle società di comodo

È su questo ultimo punto che il dibattito internazionale si è concentrato negli ultimi mesi. Gli Usa di Joe Biden hanno promosso in sede Ocse una aliquota internazionale sui profitti al 21 per cento, che scoraggi lo spostamento delle società in paradisi fiscali. La proposta europea sarà parallela, e si concentrerà sull’evitare la concorrenza sleale tra gli stessi stati membri. Per esempio a partire dalle basi imponibili e dalla regolamentazione delle società di comodo, cioè cassaforti fantasma create per spostare i profitti societari dove la tassazione è minore. Si tratta degli schemi che permettono alle multinazionali tecnologiche di pagare imposte bassissime, spesso attraverso lo spostamento dei brevetti. Amazon, basata in Lussemburgo, per esempio l’anno scorso ha fatturato in Europa 44 miliardi, ma non ha pagato neanche un euro sui suoi profitti. E proprio la stessa azienda di Jeff Bezos ha sconfitto in tribunale l’Antitrust della Commissione Europea che aveva accusato l’azienda di aver ricevuto vantaggi fiscali indebiti dal Lussemburgo. La corte europea ha dichiarato che l’accusa non è stata dimostrata a sufficienza.

 

Dove insomma fallisce l’autorità per la concorrenza, Bruxelles vuole potenziare il fisco. Con la grande differenza che il primo è di competenza esclusivamente europea, mentre le tasse sono regolate dalle leggi nazionali. Proprio su questo sarà la battaglia politica dei prossimi anni.