Il presidente americano minaccia di imporre dazi sul vino francese come ritorsione per la web tax. Anche i produttori italiani rischiano
Gli Stati Uniti sono il primo mercato estero per i nostri vini
Su 6,2 miliardi di euro di esportazioni dall’Italia, quasi un quarto va negli Usa. Per renderci conto di quanto i vini italiani siano importanti nel mercato americano bastano queste tre cifre: il 40% dei vini bianchi, il 32% dei rossi e ben il 57% dei vini dei frizzanti bevuti dagli americani sono italiani. A fare la parte del leone è il prosecco, ma tra gli uvaggi più amati ci sono anche chianti e pinot grigio. “Quello americano è un mercato maturo, che conosce il vino e compra prodotti di qualità - continua Ruenza Santandrea - a soffrire per i dazi sarebbero i vini più costosi e rinomati”.
Le regioni più colpite dai dazi
A pagare il prezzo più alto sarebbero Toscana, Veneto, Trentino Alto Adige e Piemonte che da tempo esportano oltreoceano e lì hanno un mercato ampio e consolidato, ma soffrirebbero anche Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, che offrono vini di alta qualità e si sono affacciate solo in un secondo momento sulla scena americana.
L’Ue difende i produttori
“L’Europa ha investito molto sulla promozione dei suoi vini -continua Ruenza Santandrea-, così bene che il settore non ha conosciuto la crisi vissuta ad esempio dall’agricoltura. Non può essere disposta a perdere quello che si è conquistata”. E in effetti il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, non ha lasciato cadere la provocazione. "Proteggerò il vino francese con sincera determinazione –ha dichiarato- . La guerra commerciale e tariffaria non è una nostra iniziativa, ma dobbiamo essere pronti e siamo pronti".