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Ilva, Di Maio chiude la procedura: la gara non è annullata

Economia
(Foto archivio Ansa)

Il Mise, dopo l’accordo raggiunto tra sindacati, ArcelorMittal e commissari, ha annunciato lo stop al procedimento sull’iter di aggiudicazione. Diffuso anche il parere dell’Avvocatura secondo cui, per annullare la gara, deve esserci "un interesse pubblico concreto"

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Il ministro dello Sviluppo Di Maio ha formalmente chiuso il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell'Ilva disponendo “di non procedere all'annullamento”. Lo si legge in un documento pubblicato sul sito del Mise e inviato alla società AmInvestCo Italy (controllata da ArcelorMittal) e per conoscenza ai commissari Ilva, nel quale si richiama l'accordo con i sindacati siglato giovedì 6 settembre. E il ministero pubblica anche il parere dell’Avvocatura dello Stato “in merito a possibili anomalie relative alla procedura di gara”, nel quale si legge che l'eventuale annullamento della gara dovrebbe ancorarsi a un “interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato”.

Dubbi sul rilancio di Acciai Italia

Nelle pagine del parere dell’Avvocatura, inviate al vicepremier il 22 agosto ma diffuse solo ora, vengono avanzati dei dubbi sulla mancata valutazione del rilancio di Acciai Italia, concorrente di Mittal nella gara. Un elemento, si legge, “sintomatico” dell'eccesso di potere, da valutare tra i possibili presupposti di annullamento. Ma la stessa Avvocatura precisa che per lo stop della gara doveva verificarsi anche la condizione dell’interesse pubblico, "un interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato", venuta poi meno con la stretta sul piano ambientale e l’accordo sindacale.

L’attacco di Calenda

Il parere dell’Avvocatura ha suscitato anche le critiche dell’opposizione, con l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che, a soli due giorni dai complimenti rivolti a Di Maio per l’accordo, su Twitter ha scritto: "Chiaro ora perché Di Maio ha tenuto segreto il parere! L'Avvocatura conferma in pieno parere precedente su rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto interesse pubblico. In un Paese serio un ministro che distorce un parere istituzionale si dimette".