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Manovra finanziaria: le attese, da pensione di cittadinanza a flat tax

Economia

Mariangela Pira

Un costo complessivo che potrebbe aggirarsi tra i 30 e i 35 miliardi di euro. Ecco cosa sappiamo finora.

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Un costo complessivo che  potrebbe aggirarsi tra i 30 e i  35 miliardi. Questa la possibile entità della manovra stando alle ultime indicazioni fornite dai vertici di maggioranza.

Vediamo quindi come potrebbero essere rimodulate alcune delle misure annunciate. Partiamo dalle pensioni.  

Salvini vuole subito "quota 100", intesa come somma fra età anagrafica e anni di contributi versati, senza ulteriori paletti. Ma i dettagli per capire costi e funzionamento non sono noti. Il vicepremier stima un costo di 6-8 miliardi di euro, mentre l’inps alza l’asticella fino al doppio. Solo nelle prossime settimane, tuttavia, sapremo chi potrà beneficiarne e quanto costerà allo Stato.  

Per il reddito di cittadinanza si profila una operazione in due tempi: si potrebbe partire con l’assegno da 780 euro per i soli pensionati, aspettando  la metà del 2019  per estendere la misura ad altri milioni di potenziali beneficiari. Partire dai redditi sarebbe troppo complesso: mancano infatti i centri per l'impiego che dovrebbero funzionare a pieno regime per gestire le pratiche e che oggi sono in gran parte inefficienti. Il costo si aggirerebbe sui 4-5 miliardi di euro, poiché l’esecutivo punta a sfruttare  risorse destinate oggi al reddito d'inclusione e alcuni fondi europei.

La flat tax, infine, per il primo anno sarebbe limitata a Partite Iva e aziende. Per le persone fisiche invece questa misura partirebbe da molto lontano: potrebbe arrivare un piccolo taglio sulle aliquote più basse.  Il costo potrebbe limitarsi a 3-5 miliardi di euro anziché i 50 del pacchetto iniziale. Un bel risparmio. 

Inoltre, per evitare il programmato aumento dell'IVA serviranno 12 miliardi di euro e altri 5-6 miliardi si dovranno usare per spese non rinviabili e maggiore spesa per gli interessi sul debito.

E le coperture? Il governo potrebbe però ricavarne parte da una nuova revisione della spesa sui ministeri. La pace fiscale, una sorta di rottamazione delle cartelle che potrebbe includere le multe, potrebbe fornire qualche miliardo, ma solo una tantum.

Il resto sarà in deficit, cioè chiedendo soldi in prestito ai mercati. E su questo si giocherà la partita con Bruxelles.