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Le parole di Draghi sulla fine del Qe ci riguardano tutti: ecco perché

Economia

Mariangela Pira

Mario Draghi, presidente della Bce (Ansa)

Il Quantitative Easing, il programma della Bce partito nel 2015, terminerà a gennaio. In questi anni, la banca europea è stata prezioso acquirente dei titoli di stato italiani: ora dovremo affrontare da soli gli investitori internazionali 

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Con questo programma partito nel 2015 e chiamato Quantitative Easing, la Bce acquista ogni mese titoli di stato di quasi tutti i paesi dell'area euro, tramite le rispettive banche centrali. Non ha comprato quindi direttamente i titoli, con i relativi rischi che questo comportava, ma nel nostro caso lo ha fatto tramite la Banca d'Italia. Iniziato al ritmo di 80 miliardi di euro al mese, attualmente acquista mensilmente 30 miliardi di euro di titoli governativi. Per dare un'idea: oggi la Bce ha “in pancia” circa 340 miliardi di euro di titoli italiani. Il 15% di tutto il nostro debito pubblico. In totale, tenendo conto di tutti gli Stati, Francoforte ha acquistato 2300 miliardi di titoli. La fine di questo programma cosa significherà per l’Italia e gli italiani?

Stato

Come noto, l'Italia è un paese dal forte debito pubblico, circa 2300 miliardi di euro. La Bce in questi anni è stata prezioso acquirente dei titoli di stato italiani.  Per comprare questi titoli, la Bce ha creato moneta che ha immesso nel sistema finanziario. Così, la Bce ha mantenuto i tassi bassi e di conseguenza provocato una discesa degli interessi da pagare sul debito, vera zavorra che affossa i bilanci di paesi come il nostro. L'Italia ora dovrà affrontare da sola gli investitori internazionali quando dovrà farsi prestare soldi. La Bce è stata in questi anni il compratore principale dei suoi titoli sul mercato. E comprava in modo costante, senza preoccuparsi di spread o turbolenze. Senza di lei, la gestione del debito si complicherà.

Mutui

Per coloro che hanno un mutuo a tasso fisso nulla cambia, per quelli che ce l'hanno variabile o lo devono ancora fare, potrebbero cambiare le cose. Certo la decisione di oggi non riguarda il tasso di interesse, cui è legato l’andamento dei mutui. Ma i tassi sono comunque destinati a salire, anche se di certo non quest’anno. C’è però da dire che grazie al Quantitative Easing di Draghi sono scesi tutti i tassi in questi anni, anche quelli cui sono legati i mutui.

Inflazione

Uno degli obiettivi del programma di Draghi era quello di sostenere i prezzi, obiettivo però che non è stato raggiunto appieno. Perché Draghi puntava a sostenere i prezzi? Quando sono in discesa o troppo stagnanti vuol dire che qualcosa non funziona, sono una spia di un andamento fiacco dell’economia. Resta tuttavia un'incognita quanto la fine del programma della Bce inciderà sul carrello della spesa.

Risparmi

Sul fronte dei risparmi chi vuole acquistare un buono del tesoro, sarà di certo remunerato meglio. Perché i rendimenti sui titoli di stato - percepiti più rischiosi -  potrebbero salire.

Banche

In questi anni le banche hanno avuto più soldi da Francoforte per fare prestiti o investimenti. Di fatto hanno usato gli abbondanti prestiti ottenuti per migliorare la propria situazione. Ma se l'operazione Draghi finisse, di certo i loro bilanci sarebbero più appesantiti e potrebbero essere costrette a prestare meno soldi a famiglie e imprese.

Euro

Sul fronte valutario, nel corso dei primi due anni del programma l'euro si deprezzò del 25%, contribuendo a spingere la ripresa. Ora invece la moneta unica potrebbe rivalutarsi, il che non è proprio un bene per le nostre esportazioni.