Cina, terza svalutazione dello yuan. La moneta deprezzata di un altro 1% sul dollaro

Economia

La People's Bank of China ha fissato la parità contro il biglietto verde a 6,4010, in calo rispetto al valore di ieri, 6,3306. La banca centrale cinese assicura che si asterrà da "interventi regolari sul mercato dei cambi" e chiarisce che l'obiettivo delle svalutazioni è "lasciare che sia il mercato a decidere il tasso di cambio" della valuta cinese

Ancora un deprezzamento dello Yuan, il terzo in 72 ore. La Banca centrale cinese ha deciso di svalutare la moneta di un ulteriore 1% rispetto al dollaro. La People's Bank of China ha fissato la parità contro il dollaro a 6,4010, in calo dell'1,1% rispetto al valore di ieri, 6,3306, ma riducendo il divario rispetto ai giorni passati. Due giorni fa, infatti, Pechino aveva deciso una svalutazione dell'1,86% mentre ieri ha svalutato la moneta nazionale dell'1,6%. In sintesi, lo Yuan è stato svalutato in tre giorni del 4.65%.

La reazione dei mercati - Intanto i mercati asiatici, in mattinata, ora locale, hanno ripreso a guadagnare, dopo la ripresa in chiusura di Wall Street di ieri, anche se permane cautela tra gli operatori sulla possibilità che lo Yuan possa svalutarsi ulteriormente. In una nota, l'istituto che regola la politica monetaria cinese ha definito "temporanee" le forti fluttuazioni della parità della moneta cinese rispetto al dollaro e ha spiegato che il valore fissato giornalmente dalla banca centrale tornerà a essere ragionevole dopo un breve periodo.

Banca centrale: obiettivo far decidere cambio a mercato - L' obiettivo della People's Bank of China (Pboc, la banca centrale cinese), che a partire da martedì ha guidato la più imponente svalutazione dello Yuan degli ultimi 20 anni, "è quello di lasciare che sia il mercato a decidere il tasso di cambio della valuta cinese e la Pboc si asterrà "da interventi regolari sul mercato dei cambi". Questo quanto sostenuto da Yi Gang, vice governatore della Pboc, in conferenza stampa a Pechino. Secondo molti analisti è un tentativo di stimolare un'economia che non sta crescendo quanto sperato.

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