Presentato il rapporto sull'economia del Mezzogiorno del 2012: i consumi non crescono da cinque anni e il Pil pro-capite è meno della metà del Centro-Nord. La Calabria è la regione più povera. Napolitano: "Serve nuovo processo di sviluppo"
Un Meridione che sta sprofondando nella povertà e a rischio desertificazione industriale, dove si continua a emigrare verso il Centro-Nord e all'estero. Questa la fotografia che emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno del 2012 presentato a Roma.
I consumi non crescono da cinque anni, il Pil pro-capite è meno della metà del Centro-Nord, la disoccupazione reale supera il 28%, crescono le tasse e si tagliano le spese. Non solo. Il 62% delle famiglie, cioè due su tre, appartengono alle classi più povere e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa.
In base alle valutazioni, nel 2012 il Pil è calato nel Mezzogiorno del 3,2%, oltre un punto percentuale in più del Centro-Nord, pure negativo (-2,1%). Per il quinto anno consecutivo, dal 2007, il tasso di crescita del Pil meridionale risulta negativo. Dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è crollato del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%).
Si registrano cadute più contenute in Campania e Molise (-2,1%), seguono Puglia e Calabria (rispettivamente -3 e -2,9%), Abruzzo (-3,6%) e Sardegna (-3,5%). In coda la Basilicata (-4,2%) e la Sicilia (-4,3%).
La Calabria è la regione più povera - In termini di Pil pro capite, il gap del Mezzogiorno nel 2012 ha ripreso a crescere, con un livello arrivato al 57,4% del valore pro capite del Centro-Nord. In valori assoluti, il Pil a livello nazionale risulterebbe pari a 25.713 euro, quale media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogiorno. Nel Meridione la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.244 euro). Seguono il Molise (19.845), la Sardegna (19.344), la Basilicata (17.647 euro), la Puglia (17.246), la Sicilia (16.546) e la Campania (16.462). La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2012 di quasi 18mila euro: in altri termini, ad un valdostano si può attribuire un prodotto nel 2012 di quasi 18mila euro superiore a quello di un calabrese.
Il Sud leader delle rinnovabili - Il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta dalle nuove rinnovabili (solare, eolico e biomasse) già oggi del 55% (Puglia 16,9%, Sicilia 11,5% e Campania 7,3%), con punte del 97% per l'eolico, e con un enorme potenziale non sfruttato in campo geotermico.
Quanto al fotovoltaico, il 29% degli impianti, circa 139mila, si trova nel Mezzogiorno, a fronte di una produzione di potenza pari al 38% del totale nazionale, con la Puglia leader fra le regioni meridionali (44% del totale Sud). Per caratteristiche orografiche, inoltre, il Sud è leader indiscusso nel settore eolico, con quasi 6mila impianti, di cui il 60% concentrato in Puglia, Sicilia e Campania. Riguardo invece alle bioenergie, l'87% degli impianti si concentra nel Centro-Nord, ma il Sud concorre alla produzione nazionale per oltre il 35%.
Napolitano: "Serve nuovo processo di sviluppo" - "La fuga dei giovani dal Sud non può che risultare foriero di pesanti conseguenze e dunque inaccettabile per le regioni meridionali - ha commentato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio - La via da perseguire deve perciò essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale", ha concluso.
I consumi non crescono da cinque anni, il Pil pro-capite è meno della metà del Centro-Nord, la disoccupazione reale supera il 28%, crescono le tasse e si tagliano le spese. Non solo. Il 62% delle famiglie, cioè due su tre, appartengono alle classi più povere e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa.
In base alle valutazioni, nel 2012 il Pil è calato nel Mezzogiorno del 3,2%, oltre un punto percentuale in più del Centro-Nord, pure negativo (-2,1%). Per il quinto anno consecutivo, dal 2007, il tasso di crescita del Pil meridionale risulta negativo. Dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è crollato del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%).
Si registrano cadute più contenute in Campania e Molise (-2,1%), seguono Puglia e Calabria (rispettivamente -3 e -2,9%), Abruzzo (-3,6%) e Sardegna (-3,5%). In coda la Basilicata (-4,2%) e la Sicilia (-4,3%).
La Calabria è la regione più povera - In termini di Pil pro capite, il gap del Mezzogiorno nel 2012 ha ripreso a crescere, con un livello arrivato al 57,4% del valore pro capite del Centro-Nord. In valori assoluti, il Pil a livello nazionale risulterebbe pari a 25.713 euro, quale media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogiorno. Nel Meridione la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.244 euro). Seguono il Molise (19.845), la Sardegna (19.344), la Basilicata (17.647 euro), la Puglia (17.246), la Sicilia (16.546) e la Campania (16.462). La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2012 di quasi 18mila euro: in altri termini, ad un valdostano si può attribuire un prodotto nel 2012 di quasi 18mila euro superiore a quello di un calabrese.
Il Sud leader delle rinnovabili - Il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta dalle nuove rinnovabili (solare, eolico e biomasse) già oggi del 55% (Puglia 16,9%, Sicilia 11,5% e Campania 7,3%), con punte del 97% per l'eolico, e con un enorme potenziale non sfruttato in campo geotermico.
Quanto al fotovoltaico, il 29% degli impianti, circa 139mila, si trova nel Mezzogiorno, a fronte di una produzione di potenza pari al 38% del totale nazionale, con la Puglia leader fra le regioni meridionali (44% del totale Sud). Per caratteristiche orografiche, inoltre, il Sud è leader indiscusso nel settore eolico, con quasi 6mila impianti, di cui il 60% concentrato in Puglia, Sicilia e Campania. Riguardo invece alle bioenergie, l'87% degli impianti si concentra nel Centro-Nord, ma il Sud concorre alla produzione nazionale per oltre il 35%.
Napolitano: "Serve nuovo processo di sviluppo" - "La fuga dei giovani dal Sud non può che risultare foriero di pesanti conseguenze e dunque inaccettabile per le regioni meridionali - ha commentato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio - La via da perseguire deve perciò essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale", ha concluso.