Firmato un patto che cambia le regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali con l’obiettivo di porre fine agli accordi separati. Camusso: “Termina così una lunga stagione di divisioni”. Squinzi: “Un segno di coesione”
"E' un accordo storico", commentano Camusso e Squinzi. "un accordo che mette fine ad una lunga stagione di divisioni", aggiunge il leader della Cgil."Dopo 60 anni definiamo le regole per la rappresentanza, che ci permette di avere contratti nazionali pienamente esigibili", sottolinea il presidente di Confindustria. Si prevedono infatti regole per "l'esercizio del diritto di sciopero e sanzioni per mancato rispetto e le conseguenti violazioni", sottolinea ancora Squinzi. "E' una svolta davvero importante nelle relazioni industriali" dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni. "La Cisl è molto contenta. Abbiamo perseguito con molta forza questo obiettivo" ."E' un accordo importante che regolerà i rapporti, le relazioni industriali in modo più chiaro e trasparente. La dimostrazione che le parti sociali sono capaci di autoregolarsi", spiega il leader della Uil, Luigi Angeletti. Il plauso all'accordo arriva anche dal premier Enrico Letta che twitta: "Una bella notizia l'accordo appena firmato Confindustria-sindacati: è il momento di unire, non di dividere per combattere la disoccupazione".
Una bella notizia l'accordo appena firmato Confindustria-Sindacati. E' il momento di unire,non di dividere,per combattere la disoccupazione.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) 31 maggio 2013
Con questo accordo si mettono nero su bianco le regole per certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori, indicando la soglia del 5% per sedere al tavolo della contrattazione nazionale. Nel settore privato, come già accade da 20 anni nel pubblico impiego, la rappresentatività verrà misurata attraverso l'incrocio, il mix tra numero degli iscritti e voto proporzionale delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). L'intesa indica anche le regole per validare gli accordi, definiti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50% più uno, cioè la maggioranza semplice. La stessa maggioranza semplice richiesta per la consultazione certificata dei lavoratori, il voto a cui cioè verranno sottoposti gli stessi accordi. Così se un contratto nazionale è sottoscritto dal 50% più uno della rappresentanza sindacale "tutti - chiarisce Squinzi - sono tenuti a rispettare quanto stabilito da quel contratto".