Energia pulita, polemica sugli incentivi del Governo

Economia

Secondo il report annuale della organizzazione no profit The Pew Charitable Trust, negli ultimi 5 anni il nostro Paese ha investito più di tutti nelle rinnovabili. Ma il nuovo piano illustrato dal ministro Passera non mette d'accordo tutti

di Eliano Rossi

E' raro vedere l'Italia protagonista nelle classifiche internazionali sullo sviluppo tecnologico. Ma c'è un settore dove, negli ultimi cinque anni, abbiamo fatto meglio di tutti: le energie rinnovabili.A rivelarlo è la prestigiosa organizzazione no-profit americana 'The Pew Charitable Trust'.
A pochi giorni dalla presentazione del quinto conto energia, che regola gli incentivi per il fotovoltaico, e il decreto per le altre rinnovabili, le associazioni di settore però preparano le mobilitazioni. Lamentano la mancanza di concertazione, da parte del Governo, sui contenuti dei provvedimenti. A loro avviso, la riduzione degli aiuti per il fotovoltaico pregiudicherà una delle poche industrie fiorenti del Paese. Il ministro dello Sviluppo Passera, al contrario, è convinto che, grazie questi provvedimenti, l'Italia sarà a lungo un Paese leader dell'energia verde.

Secondo il report annuale del 'The Pew Charitable Trust', gli investimenti globali sulle energie pulite hanno raggiunto i 263 miliardi di dollari. Non male, considerata la crisi economica mondiale. E l'Italia, nel 2011, non è stata a guardare: gli investimenti, rispetto al 2010, sono cresciuti del 38,4 per cento, per un totale di 28 miliardi di dollari. Che hanno generato, insieme a quelli precedenti, una capacità produttiva di 8 gigawatt di energia solare. Un ottimo risultato considerato che la Germania, Paese all'avanguardia, ne produce 7,4.

Il 'Pew Charitable Trust' afferma che nessuno, negli ultimi cinque anni, in relazione alle dimensioni dell'economia nazionale, ha ricevuto più investimenti di noi. Merito dei lauti incentivi dei vari conti energia, che hanno favorito il germoglio di un'industria energetica verde di alto livello. Mercoledì 11 aprile, i ministri Corrado Passera e Corrado Clini, hanno presentato due provvedimenti importanti per il “piano-crescita”: il quinto conto energia per il fotovoltaico e il decreto per le altre rinnovabili elettriche (idroelettrico, geotermico, eolico, da biomasse e biogas). Il primo dovrebbe entrare in vigore tra luglio e ottobre; il secondo nel gennaio 2013. Al momento, i provvedimenti sono al vaglio dell'Autorità per l'Energia e della Conferenza Stato-Regioni.

ll ministro Passera ha spiegato come il governo Monti "continui a credere nelle rinnovabili". Anzi, per una volta l'Italia punta "a far meglio" di tutti i concorrenti europei. Il programma comunitario è finalizzato al 2020 e spinge i Paesi dell'Ue a produrre il 26% di energia dalle rinnovabili. Oggi siamo a quota 9,4 per cento, ma il ministro dello Sviluppo economico ha spostato l’obbiettivo al 32-35 per cento. Per raggiungere lo scopo, l'Italia manterrà gli incentivi, anche se saranno ridotti e distribuiti in maniera diversa: meno al fotovoltaico e più alle altre forme di energia verde. Una scelta "coraggiosa" rispetto alle decisioni prese da Spagna e Portogallo, che in preda ai problemi di bilancio hanno tagliato drasticamente gli incentivi.
Con il modello attuale gli aiuti di Stato crescerebbero, dagli attuali 9 miliardi all'anno, fino a 15 miliardi nel 2020. Il nuovo conto energia, invece, li ridurrebbe fino a 12 miliardi. I ministri Passera e Clini vorrebbero anche privilegiare i piccoli investimenti privati, rispetto alle grandi imprese. Perciò sarà introdotto un sistema di aste al ribasso per i grandi impianti (superiori a 5 MW) e un registro di prenotazione per quelli medio-piccoli. Sono invece esclusi dai registri i micro-impianti domestici.

Ma a sentire le associazioni di categoria delle imprese settoriali, la luna di miele tra l'Italia e l'energia verde rischia di finire presto: sono rimaste deluse dall'impianto del provvedimento e lamentano la mancanza di dialogo con il Governo. "Il quinto Conto energia rischia di penalizzare il mercato libero dei piccoli impianti di energie rinnovabili e della microgenerazione distribuita, in cui operano 85.000 imprese che danno lavoro a 150.000 persone”, ha detto Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato. Anche Legambiente è rimasta piuttosto delusa: "Si rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti pulite con i tetti annui alle installazioni, il complicato sistema delle aste e l'obbligo dei registri per gli impianti, che tolgono ogni certezza agli investimenti", ha dichiarato il vicepresidente Edoardo Zanchi. Il 18 aprile, a Roma, Greenpeace, WWF e Legambiente organizzeranno la manifestazione "Salviamo il futuro delle rinnovabili" in Piazza Montecitorio alle ore 11.00. Durante il pomeriggio invece, ci sarà una tavola rotonda tra le associazioni di categoria, i ministeri di riferimento e i rappresentanti delle Regioni.

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