Nel 2022 record negativo di nati: perché in Italia siamo sempre meno? GRAFICI

Cronaca
Raffaele Mastrolonardo

Raffaele Mastrolonardo

I nuovi dati Istat confermano quello che già sapevamo: nel nostro Paese si nasce sempre meno, le mamme sono sempre più anziane e la popolazione è destinata a diminuire

Sempre meno nati, mamme ancora più anziane, popolazione totale destinata a diminuire. Se abbiamo già sentito questi concetti, possiamo metterci l’animo in pace: continueremo a sentirli ripetere ancora per un po’. Per un bel po’. Perché le tendenze demografiche non cambiano dall’oggi al domani e quella del nostro Paese (non solo il nostro, per la verità) è tracciata da tempo e punta in una direzione precisa. L’ulteriore conferma arriva dal report su natalità e fecondità pubblicato dall’Istat il 26 ottobre. 

 

Ne abbiamo estratto alcuni dati salienti.

 

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Sempre meno nati

Nel 2022, racconta il rapporto, il numero di nuovi nati in Italia ha toccato un nuovo record negativo. Per la prima volta le culle sono scese sotto quota 400mila, 393.333 per la precisione. Vale a dire 6.916 in meno rispetto al 2021 (-1,7%), che già rappresentava un primato, sempre negativo ovviamente. 

 

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Insieme al numero totale dei nati, è calato ulteriormente anche il tasso di natalità, ovvero l’indicatore che misura le nascite per mille residenti (linea blu nel grafico sopra) sceso fino a 6,7. Era al 7,9 nel 2017 e al 9,7 nel 2008. 

 

Meno figli per donna

Nascono meno bambini, ripete l’Istat ad ogni nuova pubblicazione sul tema. E diminuisce anche il tasso di fertilità, che calcola il numero medio di figli per donna, uno degli indicatori principali utilizzati per monitorare le tendenze demografiche. Nel 2022 è diminuito fino a 1,24 e nei primi sei mesi del 2023 è andato ancora più giù: 1,22. Intanto, ci avverte sempre il rapporto, l’età media delle madri alla nascita del primo figlio cresce: è salita fino a 31,6 anni.

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Ma c’è di più. Il declino della fertilità, che riguarda da tempo le donne italiane, ormai interessa anche le straniere residenti nel nostro Paese. Se nel primo decennio degli anni 2000 le mamme di altre nazionalità si rivelavano nettamente più fertili delle autoctone, questa differenza si è andata assottigliando nel tempo: da 2,79 figli per donna straniera residente nello Stivale del 2006 a 1,87 del 2022, un dato piuttosto stabile negli ultimi anni. 

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Ultimi tra gli ultimi

Come è noto, il calo della fertilità e la denatalità non sono fenomeni che riguardano soltanto l’Italia. Un po’ tutti i Paesi sviluppati e quasi tutti i Paesi europei sono interessati. Nessuno stato Ue, per esempio, nemmeno quelli più virtuosi in questo campo, raggiunge la soglia dei 2,1 figli per donna, quella che gli studiosi della materia ritengono necessaria per mantenere stabile nel tempo il livello della popolazione anche in assenza di immigrazione. Tuttavia, pur in un contesto di declino demografico generalizzato, l’Italia si piazza agli ultimi posti per fertilità nel Vecchio continente.

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Una discesa inarrestabile?

Tutti questi indicatori puntano in una direzione: il calo della popolazione italiana nel futuro prossimo e anche in quello un po’ meno prossimo. Ma quale sarà l’entità di questa diminuzione? La sfera di cristallo chiaramente non ce l’ha nessuno, tuttavia le previsioni dell’Istat possono darci un’idea di quello che dobbiamo aspettarci da qui al 2080. A quell’epoca - raccontano i modelli dell’Istituto nazionale di statistica - la popolazione italiana, che oggi conta 58,8 milioni, scenderà fino a 40,5 milioni nello scenario più pessimistico e si fermerà a 51,3 milioni in quello più ottimistico. Comunque, dicono i numeri, in discesa. Resta solo da scoprire quanto ripida.  

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