Introduzione
Era il luglio del 1983 quando inizia una storia di cronaca nera caratterizzata ancora oggi da diversi passaggi non ben chiariti. E con quelli che sono stati giudicati colpevoli, ma proclamatisi sempre innocenti, liberi dopo aver scontato 27 anni in carcere. Si tratta del cosiddetto “massacro di Ponticelli”. Qui nel rione Incis dell’omonimo quartiere napoletano, vengono ritrovati i corpi senza vita di due bambine, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, 7 e 10 anni. Inizia da quel momento una serie di vicende giudiziarie che però sembrano non aver ancora fatto ancora piena luce sulla verità
Quello che devi sapere
Il "massacro di Ponticelli"
Una storia di cronaca nera che ha inizio il 3 luglio del 1983 e che dopo quarant’anni è ancora permeata dal mistero, con diversi passaggi non ancora chiariti e con i presunti colpevoli proclamatisi sempre innocenti, anche dopo aver scontato 27 anni in carcere. Si tratta del cosiddetto “massacro di Ponticelli”. Nel rione Incis dell’omonimo quartiere napoletano vengono ritrovati i corpi senza vita di due bambine, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, 7 e 10 anni
Il ritrovamento dei corpi
In un canalone nascosto in un sottopasso del rione, dopo che erano scomparse la sera del 2 luglio 1983, vengono rinvenuti i corpi delle due bambine. Sono posizionati uno sopra l’altro, semi carbonizzati, ricoperti di ferite da arma da taglio. L’autopsia rivelerà tentativi di abusi e violenze sessuali
I corpi abbracciati
In particolare, i corpi di Barbara e Nunzia vengono ritrovati abbracciati, ma si tratta di una messa in scena. Chi le ha uccise, le ha torturate a lungo e avrebbe ricomposto i corpi prima di cospargerli di benzina e darli alle fiamme. L’autopsia certifica poi che le piccole sono state ferite più volte con un coltello a serramanico e che una delle due, Nunzia, ha anche subìto violenza sessuale
I bambini del quartiere
Tutta Ponticelli piomba nello choc più totale e scatta ben presto la caccia al o ai killer. Iniziano le indagini, gli inquirenti cercano di raccogliere le testimonianze soprattutto dei bambini del quartiere, forse quelli che più potrebbero avere informazioni importanti su Barbara e Nunzia
Le ricostruzioni
Dalle ricostruzioni emerge che la sera del 2 luglio 1983, intorno alle 19, le due bambine siano uscite di casa per incontrarsi con un uomo “misterioso”, da loro stesse chiamato “Gino”, detto anche "Tarzan tutte lentiggini", per fare con lui un giro in macchina. Le bambine vengono avvistate da un'altra loro amichetta e compagna di banco di Nunzia, Antonella Mastrillo, mentre si allontanano a bordo di una Fiat 500 blu. Ma non una qualunque, bensì una con un fanalino rotto ed un cartello "vendesi" attaccato sui vetri
Le indagini
Intanto le indagini vanno avanti e inizio ad accumularsi tanti dubbi sulla vicenda. Come quelli legati all'orario del massacro, forse consumatosi tra le 19:45 e le 20:30 sebbene gli inquirenti facciano fatica a credere che 45 minuti siano stati sufficienti per compiere il massacro e spostare i corpi fino al luogo del ritrovamento
Il primo fermo
“Tarzan” viene poi rintracciato ed interrogato. Tira avanti con piccoli lavori saltuari che lo portano anche nel rione Incis di Ponticelli. E proprio nel pomeriggio del 2 luglio il giovane passa da quelle parti. Sostiene di aver parcheggiato la sua Fiat 500 blu proprio nella strada in cui sono sparite Nunzia e Barbara, ma di essere rientrato a casa verso le 18. Ammette di provare attrazione per i bambini ma afferma anche che delle due piccole aveva letto solo sui giornali, vedendo le foto dei due corpi in una fase però nella quale quelle foto non erano state mai state pubblicate
La decisione degli inquirenti
A contribuire al fermo di “Tarzan” è un’altra bambina, Silvana Sasso, che quella sera avrebbe dovuto unirsi a Nuncia e Barbara ma che viene fortunatamente fermata in tempo dalla nonna. I precedenti giudiziari dell’uomo parlano di abitudini nel molestare i bambini, ma la moglie smentisce l’orario in cui l’uomo sarebbe tornato a casa: nonostante questo viene lasciato libero. Si suiciderà, in circostanze non chiarite, nel 1986
Tre accusati
I familiari delle vittime pretendono giustizia. Dopo l'appello della madre di Barbara all’allora presidente della Repubblica, Pertini, Carmine Mastrillo, fratello maggiore di Antonella, confessa di aver rivelato ad un elemento della camorra di Ponticelli, Mario Incarnato, i nomi dei colpevoli, tre ragazzi incensurati che vengono poi arrestati. Si tratta di Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. Altri due ragazzi, Aniello Schiavo e Andrea Formisano, vengono invece accusati di favoreggiamento
Nessuna prova schiacciante
Contro di loro non ci sono però prove schiaccianti. Mastrillo racconta che il 2 luglio i tre si sarebbero presentati nei pressi di una discoteca, vicina al rione Incis, in cui il ragazzo faceva il dj. E gli avrebbero raccontato del massacro, alle 20.30, solamente un'ora e mezza dopo la scomparsa delle piccole. Ma nessuno di loro ha una 500 blu e nessuno li ha visti sul posto dell'omicidio
L'arresto
Gli inquirenti hanno preso la loro decisione. I tre vengono arrestati il 3 settembre del 1983 e per l’opinione pubblica diventano a tutti gli effetti "i mostri di Ponticelli". Anche se i dubbi sulla vicenda sono tutt’altro che dissipati
Il processo e la condanna
Il processo si svolge praticamente senza prove evidenti. Non ci sono tracce biologiche delle vittime nelle auto dei presunti assassini, i quali non solo avrebbero rapito, probabilmente stuprato, ucciso e occultato due cadaveri nell’arco di un'ora. Ma avrebbero anche ripulito i propri vestiti dal sangue delle vittime per presentarsi in maniera impeccabile alla discoteca dove suonava Mastrillo. Così, nonostante la tesi accusatoria si basasse solo su testimonianze piuttosto controverse, l'accusa resiste per tutti i tre gradi di giudizio, terminando con la condanna all'ergastolo di tutti e tre gli imputati
La libertà
Nel 2010, anche per buona condotta e dopo 27 anni di carcere, i tre vengono rimessi in libertà
Luce sulla vicenda
Oggi, a 40 anni di distanza potrebbe essere arrivato il momento di far luce davvero sulla vicenda e, come scrive anche “Il Corriere della Sera” per avvicinarsi a quella che all’epoca era stata considerata un’ipotesi concreta. Ovvero che le bambine siano state uccise da un personaggio legato alla camorra e poi coperto, con i tre ragazzi incriminati usati come capri espiatori
Carenze investigative
Proprio di recente la Commissione Antimafia ha posto l’attenzione sul caso chiedendo la verità sul massacro di Ponticelli. E’ stato accertato che all’epoca dei fatti si sono palesate significative carenze investigative oltre che possibili depistaggi proprio della camorra
La docu-serie di Sky
Anche grazie a diversi reportage televisivi il delitto di Ponticelli sta tornando alla ribalta. A credere nell'innocenza dei tre imputati è stato anche l'ex giudice Ferdinando Imposimato che già nel 2012, presentando un corposo dossier, aveva chiesto la revisione del processo. Sulla vicenda Sky ha mandato in onda anche la docu-serie “Il delitto di Ponticelli. L'ombra del dubbio”
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