Molestie a scuola nel cosentino, rinviati a giudizio prof ed ex preside

Cronaca
Giuliana De Vivo

Giuliana De Vivo

Il docente di matematica dovrà rispondere di violenza sessuale e tentata violenza sessuale. All'allora dirigente si contesta l'omissione di atti d'ufficio. Le denunce delle studentesse partirono grazie a una pagina Instagram

A quasi due anni da quando scoppiò il caso delle presunte molestie a scuola, il gup di Cosenza Manuela Gallo ha rinviato a giudizio un professore di matematica e l’allora dirigente scolastica del liceo Majorana-Valentini di Castrolibero, nel cosentino. Le ipotesi di reato, per lui, sono violenza sessuale e tentata violenza sessuale. Il docente, secondo le denunce di diverse ragazze, aveva l’abitudine non solo di fare battute indesiderate sulla vita sessuale delle studentesse, ma anche di elargire abbracci e carezze non proprio paterni. 

Le testimonianze sui social scatenano il Me Too 
 

Il caso era scoppiato nel febbraio del 2021 grazie a una pagina Instagram, “Call out Valentini” in cui un’ex studentessa denunciava questi comportamenti. Da lì, anche protette dall’anonimato che i social garantiscono, diverse giovani denunciarono a loro volta comportamenti analoghi all’interno dell’istituto che conta circa 1.500 studenti. Non solo battute spinte indesiderate, ma anche “mani allungate” con la scusa di aiutare durante un compito in classe. Dopo poche settimane le testimonianze erano già una ventina circa, relative a fatti avvenuti negli anni precedenti al 2021. 

“C’era una nostra compagna che ha deciso di cambiare scuola – raccontò una delle studentesse in quei giorni – perché il prof durante i compiti in classe la faceva sempre cambiare di posto, la faceva sedere in un banco vuoto, poi si sedeva accanto a lei con la scusa di aiutarla le allungava le mani dietro la schiena. Lei era andata a parlare con la preside – proseguiva il racconto – che però non aveva fatto nulla, e così lei aveva deciso direttamente di cambiare scuola”. 

Le denunce ai carabinieri 
 

Dell’inerzia della preside aveva parlato anche un’altra studentessa, la stessa che in quei giorni raccontò di aver ricevuto dal professore la richiesta di una foto nuda in cambio della sufficienza nella sua materia. “Eravamo nell’aula professori, lui mi disse: ora vai bagno, ti fai una foto senza reggiseno e me la mandi, e io ti do la sufficienza”. La ragazza riportò l’accaduto a dei compagni e alla preside, la quale promise provvedimenti ma poi, aveva raccontato ancora la giovane, “di fatto lo spostò solo da una classe all’altra”. Per questo adesso nei confronti dell’allora dirigente scolastica – ora in pensione – l’ipotesi di reato è di omissione di atti d’ufficio. Di tutte le testimonianze raccolte in quei giorni, infatti, alcune sono diventate denunce vere ai carabinieri, aprendo così l’indagine giudiziaria. 

Le proteste nella scuola e il processo

A quel punto la bolla era esplosa, tanto che gli studenti – anche maschi, solidali con le compagne – occuparono la scuola per diversi giorni, ricevendo la solidarietà degli studenti di altre scuole della città,  contro quello che definivano un atteggiamento omertoso e complice. A protestare insieme agli studenti, in quei giorni, anche molti docenti della scuola. Diversi professori si domandavano, con un po’ di autocritica, come avevano potuto non accorgersi di quanto accadeva. Ma qualcuno, a camere e microfoni spenti, in quei giorni aveva ammesso che molti anche all’interno del corpo docente sapevano del comportamento del professore. E che, tra di loro, ne parlavano. Ma nessuno, prima di essere convocato dalla procura, aveva affrontato apertamente il problema. Nel processo che inizia il prossimo gennaio, toccherà farlo. 

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