Un anno di Covid, l’addio al contrabbassista Lelio Giannetto

Cronaca

Raffaella Daino

La Sicilia e il mondo della musica per via della pandemia hanno pianto la scomparsa del musicista e organizzatore di eventi Lelio Giannetto, stroncato dal Covid a 59 anni. Stava bene e non si fermava mai, racconta il figlio Luca che per rendere omaggio al padre vuol portare avanti l’associazione culturale Curva Minore, a cui il contrabbassista aveva dedicato con totale abnegazione gli ultimi 25 anni della sua vita

Lo chiamavano il generatore di mondi, per quella sua capacità di unire esperienze e avvicinare musiche diverse e distanti. Lo ricordano come un visionario, geniale, instancabile organizzatore di eventi. Lelio Giannetto non era solo un musicista, era un vulcano di idee, una macchina che non si fermava mai, dicono i colleghi, gli amici. Francesco Cusa, musicista, gli rende omaggio con queste parole: “Chi scompare porta via con sé un pezzo del nostro vissuto. Naturalmente. Quando poi scompare un artista si chiude il sipario. Si rimane al buio.  Senza luci. Senza spettatori. Al buio. Passano i minuti. Passano le ore. Passano i giorni. Poi uno si alza. Cammina tentoni e con fatica ritrova la via d’uscita. Eccola la luce del giorno con tutta la vita dentro. Brulica ancora di vita questo mondo. È trascorsa un’unica, immane notte. Alle spalle, il teatro è chiuso. Lelio Giannetto era un ‘teatro’” (COVID, OLTRE 100MILA VITTIME: LE STORIE - I DATI).

Contrabbassista, classe 1961, in perfetta salute fino a pochi istanti prima di contrarre il virus, Lelio Giannetto non si è fermato nemmeno quando il virus lo ha costretto a letto. Ha continuato a lavorare, chiuso nella sua stanza in isolamento nell’appartamento in cui viveva con la famiglia. “La febbre alta non lo aveva scoraggiato, prendeva la tachipirina e diceva di sentirsi un leone”, racconta ora il figlio minore Luca, 24 anni, anche lui positivo al Covid nello stesso periodo del padre, ma con sintomi lievi. “Nell’anno terribile, come sarà ricordato il 2020, mio padre avrebbe potuto, forse avrebbe dovuto, fermarsi, aspettare che l’emergenza passasse” - dice Luca con gli occhi lucidi. “Ma fermarsi non era una opzione per lui, non ci riusciva, non aveva smesso di lavorare, progettare concerti, organizzare eventi nemmeno quando il peggioramento delle condizioni lo aveva portato al ricovero in ospedale”.

lelio giannetto

“Lo abbiamo visto uscire di casa sorridente”, dice Luca. “Camminava sulle sue gambe, nessuno di noi immaginava quale terribile epilogo avrebbe avuto questa vicenda. Non ho potuto nemmeno abbracciarlo, per dirgli addio. Sembrava stesse meglio, poi il brusco aggravarsi delle condizioni, la terapia intensiva e non è più tornato dall’ospedale. Il virus se lo è portato via poco prima di Natale, senza che potessimo realizzare cosa stava accadendo. Qualche giorno dopo la sua morte lo ho sognato, è stata l‘unica volta, mi è quasi sembrata una risposta ai messaggi che gli avevo inviato mentre era in ospedale, in cui gli scrivevo che non poteva andarsene per sempre senza avermi dato un ultimo abbraccio. Nel sogno lui entrava dalla porta di casa, lo sguardo rassicurante, il sorriso sul volto, mi diceva che stava bene e mi dava quell’ultimo abbraccio che non eravamo riusciti a scambiarci quando era ancora in vita”.

lelio giannetto

“Questa tragedia inaspettata e terribile ha sconvolto non solo la nostra famiglia e i musicisti palermitani ma la comunità artistica e musicale della Sicilia intera”, mi racconta Luca, che incontro nello studio di Lelio, tra gli strumenti e gli spartiti, circondati da foto, libri, locandine e ricordi di tanti concerti e una vita trascorsa a fare musica. Lelio Giannetto nel ‘97 aveva fondato con l’amico sassofonista Gianni Gebbia “Curva Minore”, associazione per la divulgazione della musica contemporanea, con cui aveva organizzato concerti e realizzato dischi, portando a Palermo figure chiave della musica improvvisata europea come Alvin Curran, Eugene Chadbourne, Ernst Reijseger, Louis Sclavis, Mike Cooper, Fred Frith, Jean-Marc Montera, Hélène Breschand, John Tilbury, Gunter Baby Sommer, Barre Phillips, Joelle Leandre e Sebi Tramontana.

lelio giannetto

“Io ero nato da un anno e ‘Curva minore’ era per lui come un figlio. A volte prestava più attenzione all’associazione che a me, e ne soffrivo, ma dopo una adolescenza vivace mi ero avvicinato tanto a lui e al suo lavoro, negli ultimi anni lo accompagnavo sempre, cercando di imparare quanto possibile. Mi auguravo di poter essere un giorno il bastone della sua vecchiaia, immaginavo di essere al suo fianco per accompagnarlo a ogni concerto e aiutarlo quando il suo strumento fosse diventato troppo pesante da portare. E invece ora mi ritrovo solo e senza guida, con un unico desiderio, quello di proseguire lungo la strada che lui aveva segnato e portare avanti i progetti di quella creatura che per lui era parte integrante della sua vita, del suo corpo stesso. Uno dei primi obiettivi è la ricerca di una sede che l’associazione non ha mai potuto avere, finché lui era in vita, e che di recente pare sia stata individuata, nella sala Perriera dei Cantieri culturali della Zisa”.

lelio giannetto

Luca è tornato a Palermo da Bologna, dove frequenta il Dams. Il fratello Gabriele è rientrato dalla Danimarca, dove vive e lavora. La famiglia si è riunita intorno alla mamma, Valeria. A casa Giannetto si guarda avanti cercando di superare il dolore e di trovare la forza e l’energia per portare avanti il progetto dell’associazione. “Credo che mantenere viva Curva Minore - conclude Luca - sia il modo migliore per onorare la figura e il lavoro che mio padre ha instancabilmente portato avanti per 25 anni”.

lelio giannetto
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