La Brigata svolse un periodo di addestramento ad Alessandria d’Egitto e in seguito anche in Italia, a Taranto e Fiuggi. Nel complesso prestò servizio per 54 giorni. Alla fine, i morti furono 51. Molto più numerosi i feriti. Aveva una funzione soprattutto diversiva, di disturbo e di agganciamento del nemico. In Italia il contributo dei volontari è ritenuto prezioso soprattutto dal punto di vista umanitario: aiutarono i profughi ebrei e i sopravvissuti ai campi di concentramento
Nella Resistenza italiana ha avuto un ruolo importante anche la Brigata Ebraica, un corpo di giovani volontari ebrei provenienti dalla Palestina ancora sotto mandato britannico. Si costituì nel settembre del 1944, quando si iniziò a capire la portata della Shoah. Si schierò sulla Linea Gotica in Romagna insieme agli Alleati e ai partigiani italiani e si sciolse in seguito nel 1946 (25 APRILE, GLI AGGIORNAMENTI LIVE).
Le tappe
La Brigata svolse un periodo di addestramento ad Alessandria d’Egitto e in seguito anche in Italia, a Taranto e Fiuggi. Arrivò a fianco delle truppe scozzesi nella provincia di Ravenna il 26 febbraio 1945. Il 28 dello stesso mese, si legge sul sito brigataebraica.it, il gruppo entrò a Rimini e pochi giorni dopo a Forlì, dove si verificarono i primi scontri a fuoco con la Wermacht. Altri scontri ci furono poi a Faenza fino allo sfondamento della Linea Gotica sul fronte del fiume Senio. L’ultimo conflitto con i tedeschi avvenne il 14 aprile. In due mesi di combattimenti morirono 51 volontari e molti altri ne furono feriti. La Brigata Ebraica operò sul fronte italiano dal 3 marzo al 25 aprile 1945: in totale 54 giorni di combattimenti. Le salme oggi si trovano nei cimiteri militari Alleati, soprattutto in quello di Piangipane e negli altri cimiteri della provincia di Ravenna, ma anche a Milano, Ancona, Salerno, Udine, Padova, Caserta e Bologna.
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La funzione della Brigata
La Brigata Ebraica aveva una funzione soprattutto diversiva, di disturbo e di agganciamento del nemico. Secondo lo storico israeliano Yigal Allon, i volontari erano addestrati ad affrontare la guerra “su larga scala”, ma di fatto furono impegnati in un settore statico del fronte. In Italia il ruolo dei volontari ebrei provenienti dalla Palestina è ritenuto prezioso soprattutto dal punto di vista umanitario, dato che furono molto impegnati nel supporto e nell'assistenza ai profughi ebrei e ai numerosi orfani ospitati nei centri di raccolta e nei campi per rifugiati in tutta la penisola.
Alla fine della guerra
Al termine della guerra i volontari della Brigata Ebraica si impegnarono per aiutare i superstiti ebrei a ritrovare i propri cari. A Milano, gli ebrei palestinesi attivarono un centro ebraico presso Palazzo Erba Odescalchi, in via Unione 5, e riaprirono la scuola ebraica di via Eupili 8. In quegli anni, il centro di via Unione divenne un punto di ritrovo dei profughi ebrei provenienti da tutta Europa. Nel ‘45 la Brigata Ebraica fu spostata a Treviso. Qui ci furono i primi contatti con i sopravvissuti ai campi di sterminio, a cui fu offerto aiuto per raggiungere la Palestina. In seguito le autorità britanniche spostarono la Brigata Ebraica nel nord Europa (Olanda e Belgio).