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Vicenza, alunno bocciato a scuola per plus dotazione cognitiva: il Tar lo promuove

Cronaca
©IPA/Fotogramma
I titoli di Sky Tg24 del 18 febbraio, edizione delle 13
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Secondo i giudici amministrativi, il ragazzo, a cui è stato riscontrato un quadro di “plus dotazione cognitiva” che gli provoca elementi di ansia da prestazione, tendenza al perfezionismo e bassa autostima, non ha ricevuto il giusto sostegno dalla scuola. Il pronunciamento ha portato quindi anche alla condanna del Ministero dell'Istruzione, che dovrà rifondere le spese di lite per 2.000 euro

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Era stato bocciato per plus dotazione cognitiva. È la vicenda che ha visto protagonista un alunno di seconda media originario della provincia di Vicenza che, dopo il ricorso dei genitori contro la decisione della scuola, è stato promosso dal Tar del Veneto. Secondo i giudici amministrativi, il ragazzo, a cui è stato riscontrato un quadro di “plus dotazione cognitiva” che gli provoca elementi di ansia da prestazione, tendenza al perfezionismo e bassa autostima, non ha ricevuto il giusto sostegno dalla scuola. Il pronunciamento ha portato quindi anche alla condanna del Ministero dell'Istruzione e del Merito, che dovrà rifondere le spese di lite per 2.000 euro. 

Alunno bocciato per plus dotazione cognitiva

Il quadro di plus dotazione cognitiva, definito dagli specialisti come “neurodiversità della plusdotazione cognitiva”, evidenzia i cosiddetti “bisogni educativi speciali”, da affrontare con piani educativi personalizzati. Secondo la famiglia dello studente, l'istituto scolastico non avrebbe curato questo aspetto, inserendo il ragazzo nelle attività di recupero estive ma escludendo la possibilità di colmare i debiti formativi. Il dirigente scolastico avrebbe valutato la sua situazione senza fare esprimere il consiglio di classe.

La decisione del Tar

Secondo i giudici amministrativi, la scuola non avrebbe adottato delle “strategie utili” per l'attività didattica dello studente, che avrebbe dovuto invece ricevere approfondimenti e compiti “sfidanti e motivanti”. Il sentirsi a disagio perché "diversi" rispetto alla media degli alunni poteva essere mitigato dal lavoro con e per i compagni, con la mediazione dell'insegnante: in questo modo, secondo i giudici, si sarebbe ovviato anche a quella sensazione di esclusione, vulnerabilità emotiva e immaturità. Il Tar ha quindi accolto il ricorso dei genitori, presentato dall'avvocato della famiglia, annullando la bocciatura del ragazzo. 

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