L'hacker siciliano che entrava nei sever del ministero: una spy story?

I contorni sembrano quelli di una spy story. Un hacker che riesce a violare i sistemi di sicurezza delle procure di mezza Italia per rubare le informazioni più disparate su inchieste in corso. Trafuga dati dai server del ministero di grazia e giustizia, da quello della Guardia di Finanza. Da quelli di aziende come Tim e Leonardo. Per poi entrare nel dark web e cercare di piazzarle a compratori sconosciuti. Forse, sospettano i magistrati della procura di Napoli, ai russi. Gli ingredienti ci sono tutti. E c’è anche un presunto colpevole, arrestato proprio su ordine degli inquirenti napoletani. Si tratta di Carmelo Miano, 24 anni. Nato a Gela, in provincia di Caltanissetta, ma residente da tempo a Roma. E, dalla sua casa nella capitale, avrebbe fatto tutto quanto. A incastrarlo, a quanto pare, una debolezza. L’aver visitato un sito porno registrandosi con il suo vero nome. Una ingenuità che all’hacker è costata cara. Da 4 anni, infatti, le procure di Gela, Napoli, Roma e Brescia gli davano la caccia. L’hacker aveva violato i server e consultato le mail dei magistrati alla ricerca di informazioni. Ma lo aveva sempre fatto da anonimo irrintracciabile. Ma qualche piccola traccia, gli investigatori della polizia postale, l’avevano trovata. Non appena sono riusciti a riscontrare i dati in loro possesso con la registrazione al sito porno, il gioco è stato semplice. Carmelo Miano, che avrebbe anche fatto una fortuna con le criptovalute. Aveva anche creato un mercato virtuali clandestino al quale aveva dato il nome di “Berlusconi Market” attraverso il quale aveva accumulato oltre 5 milioni di euro in cripto e intestando tutto ai genitori per non essere identificato in prima persona. Adesso dice di voler collaborare con i magistrati. Magistrati che, però, vogliono ancora capire quali erano le reali intenzioni dell’hacker. A preoccupare gli inquirenti i suoi contatti, attraverso il dark web, al portale clandestino Russian Market dove si “vendono” le informazioni riservate come password, dati bancari, numeri di carte di credito e informazioni sensibili. Chi erano i clienti di Miano? E perché aveva deciso di vendere le informazioni sul portale russo? Domande alle quali l’hacker di Gela non ha ancora risposto. L’hacker è stato trovato in possesso di terabyte di informazioni raccolte tra il 2022 ed il 2024. Una enorme quantità di dati sensibili trafugati a ministeri, forze dell’ordine, procure, banche, aziende private e con partecipazioni statali. Insomma, un tesoro che avrebbe potuto fare gola a molti. La domanda è perché, o per conto di chi, Carmelo Miano agiva. Già perché c’è anche il sospetto che l’informatico siciliano possa avere agito su commissione. È stato anche accertato che, nel 2021, l’hacker è riuscito ad entrare nel computer di un pattugliatore della Marina Militare che era ormeggiato al porto di Brindisi. Quali informazioni sia riuscito a “rubare” non è ancora stato accertato. Di certo c’è però che Miano rubava le informazioni più disparate e le raccoglieva creando immensi archivi digitali. Nell’indagine sono coinvolte anche altre cinque persone che, al momento, risultano indagate. Avrebbero fornito assistenza all’hacker. Uno di loro è un agente di polizia.