La Procura milanese sarebbe intenzionata ad ascoltare come persone informate sui fatti - quindi non indagate - l'allenatore e il vicepresidente dell'Inter, l'ex difensore nerazzurro ora al Psg e il capitano del Milan Davide Calabria. Nuovi dettagli: nelle carte si legge che l’Inter, “alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio”. Marotta: “Noi parte lesa, non abbiamo nulla da temere"
Emergono nuovi dettagli sulla maxi inchiesta dei giudici milanesi che ha portato a decine di arresti per affari illeciti, violenze e intimidazioni tra gli ultrà di Inter e Milan. Il club nerazzuro, scrivono negli atti i pm Paolo Storari e Sara Ombra, "nella attualità, alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio, incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni". Per il club, così come per il Milan, entrambi non indagati, è stato aperto un "procedimento di prevenzione", senza richieste di amministrazione giudiziaria, ma con un contradditorio coi legali delle società. La Procura potrebbe adesso decidere di ascoltare come persone informate sui fatti – e quindi non indagati - l'allenatore dell'Inter Simone Inzaghi, il vicepresidente Javier Zanetti, l'ex difensore nerazzurro Milan Skriniar e il capitano del Milan Davide Calabria. Il presidente dell'Inter Giuseppe Marotta non si mostra preoccupato per gli sviluppi dell'inchiesta. "Tranquilli? Sicuramente sì", ha detto in merito all'inchiesta entrando al pranzo Uefa che precede le sfide in Champions League. Poi, intervistato da Sky Sport, ha aggiunto: "Vorrei tranquillizzare i tifosi e noi stessi. Come i magistrati hanno dichiarato nel corso della conferenza stampa noi siamo parte lesa, non abbiamo nulla da temere. Nello stesso tempo abbiamo garantito la massima collaborazione alla magistratura e chiaramente siamo a totale disposizione, lo eravamo prima e lo siamo a maggior ragione oggi".
I rapporti tra Inter e ultrà
Riguardo ai rapporti indiretti che secondo i magistrati legano l’Inter alla criminalità da stadio, le carte del processo riportano le dichiarazioni messe a verbale lo scorso febbraio da Claudio Sala, responsabile sicurezza prima squadra dei nerazzurri. "La società si relaziona con gli ultras esclusivamente tramite lo Slo, come detto nella persona di Silva Massimiliano il quale ha il compito di parlare con i tifosi, ed in particolar modo con Ferdico Marco, poiché adesso è lui il capo del direttivo della Curva, ed è sempre lui, Ferdico, che si occupa della richiesta numerica delle tessere o dei biglietti", ha detto Sala. Lo stesso avrebbe appreso “direttamente da Silva” che “per quanto riguarda la parte amministrativa, cambio nominativo e pagamento, lo Slo si relaziona direttamente con Debora, una donna che fa parte del direttivo della curva nord". Dalle indagini, segnalano i pm, si evincerebbe "con chiarezza" che "Ferdico non solo partecipa attivamente a condotte violente nei confronti di forze dell'Ordine e tifosi avversari, ma è colui che ha determinato l'ingresso di Bellocco Antonio nella Curva dell'Inter". Debora Turiello, arrestata anche lei ieri, "è colei che non solo partecipa alle aggressione violente nei confronti di tifoserie avversarie, ma la stessa fornisce copertura a Andrea Beretta (pregiudicato per criminalità da stadio) nella associazione We are Milano, struttura di copertura del tifo violento".
Perquisito il cognato di Maldini
Intanto sono spuntati anche i nomi dei fratelli Aldo e Mauro Russo, uno cognato di Paolo Maldini e l'altro socio in affari dello stesso capitano del Milan e di Christian Vieri, nell'elenco delle persone perquisite nell'ambito dell'inchiesta. Mauro Russo, secondo quanto si apprende, è indagato, il fratello no. Come si legge nella richiesta di misura cautelare della Procura di Milano, avrebbe corrotto, per il capitolo che riguarda gli affari sui parcheggi vicino allo stadio, Manfredi Palmeri, esponente di 'M.I Stadio srl' e consigliere regionale della Lombardia, ora indagato.
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Perquisito anche Emis Killa
Perquisito, ma non indagato, è anche il rapper milanese 34enne Emis Killa, all'anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli: negli atti si scrive che è in "rapporti", così come Fedez e altri cantanti, con Luca Lucci, capo degli ultras rossoneri della Curva sud, ora in carcere. Da quanto si è saputo si è trattato di una perquisizione "presso terzi". Durante le indagini "sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Guè Pequeno), relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale". Questo, scrivono i giudici, ha aumentato "in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (ed in particolare in Calabria), sia internazionale, facendo leva sull'intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese". Nell'ordinanza si legge anche della presenza di Emis Killa a San Siro per il match Milan-Torino dello scorso 17 agosto assieme a Lucci. Killa inoltre è stato identificato, assieme ad ultras rossoneri nel contesto di una "aggressione" ad uno steward a San Siro per il match Milan-Roma dell'11 aprile scorso. Nel corso delle perquisizioni al rapper sono stati sequestrati 40mila euro in contanti, oltre a coltelli, tirapugni, mazze e uno storditore.