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Vittorio Feltri su ciclisti investiti, fratello di Michele Scarponi: "Offesa sua memoria"

Cronaca

“La nostra fondazione ha già avviato le pratiche per denunciare Feltri" ha detto il fratello del ciclista professionista travolto e ucciso da un furgone nel 2017 in provincia di Ancona. E ancora: le parole del direttore de Il Giornale sono "di una violenza verbale gravissima”

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“A Milano quello che mi dà fastidio sono le piste ciclabili, i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti". Come prevedibile le parole pronunciate da Vittorio Feltri durante un evento a Milano per il cinquantennale de Il Giornale hanno scatenato un vespaio di polemiche. All’annuncio di querela da parte dell’Associazione Gabriele Borgogni (che si occupa della tutela delle vittime della strada) si aggiunge la promessa di denuncia del fratello di Michele Scarponi, ciclista professionista travolto e ucciso da un furgone nel 2017 in provincia di Ancona: “La nostra fondazione ha già avviato le pratiche per denunciare Feltri. Ha offeso la sua memoria”.

"Violenza verbale gravissima"

In un’intervista al Corriere della Sera, Marco Scarponi si definisce “disgustato” non spiegandosi come il direttore de Il Giornale non possa rendersi conto “della gravità di quello che ha dichiarato. Sono parole di una violenza verbale gravissima”. “So che poi ha cercato di giustificarsi – ha aggiunto ancora Scarponi - dicendo che la sua era una battuta. Non si è nemmeno scusato, è allucinante. Ma come può essere considerata una battuta una nefandezza simile? Questa è una mazzata tremenda per chi si batte per il rispetto della legalità sulle strade”. Contro le parole di Feltri è partita una campagna di mailbombing per chiedere le sue dimissioni da consigliere regionale di FdI in Lombardia. "Il messaggio diffuso dal consigliere lombardo è pericoloso - si legge nel testo - perché esula il limite del singolo parere e diventa un'espressione di odio ingiustificabile e resa ancora più grave dalla carica istituzionale che temporaneamente riveste. Con queste parole Feltri mette concretamente in pericolo la vita sia della singola persona che decide di muoversi in bicicletta nei centri urbani, sia la categoria dei ciclisti sportivi".

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"Parole che sono macigni"

"Sono parole che sono macigni, e che con fatica riportiamo. E davanti alle quali non si può restare indifferenti", ha commentato Valentina Borgogni, presidente dell'Associazione Gabriele Borgogni che "si batte da anni per la sicurezza stradale, per la cultura della legalità. "La nostra Associazione - si legge in un comunicato - non può tollerare che un giornalista, un politico, un uomo pubblico, si permetta di pronunciare parole che prima di tutto sono contro la vita, bene inviolabile e costituzionalmente riconosciuto". E ancora: "Faccio veramente fatica a comprendere parole simile da un altro essere umano, per altro padre di quattro figli. Se penso al dolore dei miei genitori e a quello di tanti altri genitori che ho incontrato in questi anni, ai quali è stato strappato un figlio così violentemente, non mi sembra vero quello che il giornalista Feltri ha riportato. Ci auguriamo che non gli capiti mai di ricevere quella chiamata o di vedere la polizia arrivare a casa sua per informarlo che suo figlio è morto. È un dolore che non si può augurare neanche a chi ha affermato simili idiozie".

Il luogo dell'incidente che e' costato la vita a Davide Rebellin, a Montebello Vicentino, 30 novembre 2022. L'ex campione di ciclismo Davide Rebellin, 51 anni, è morto oggi in un incidente stradale nel vicentino. Rebellin era in sella alla bicicletta quando è stato urtato e travolto da un camion, nei pressi dello svincolo autostradale di Montebello Vicentino. Il camionista non si sarebbe accorto dell'incidente, proseguendo la sua corsa. ANSA/ TOMMASO QUAGGIO

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"Sadismo stradale"

“Se ci fosse un premio per il 'sadismo stradale' Feltri se lo aggiudicherebbe a mani basse!" aggiunge Giordano Biserni, presidente dell'Associazione sostenitori della Polizia stradale (Asaps). "Non si possono derubricare a provocazioni le gravi esternazioni di Feltri sui cittadini in bicicletta - dichiarano Legambiente, Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), Aifvs (Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada) e Lorenzo Guarnieri Onlus -. Per quanto ci riguarda si tratta di vera e propria istigazione a delinquere tanto più grave in un paese come l'Italia che nell'anno ancora in corso ha contato oltre duecento vittime di violenza stradale proprio fra chi usa la bicicletta. Per parte nostra non intendiamo lasciar correre ma pretendiamo giustizia per chi non può più chiederla e per tutti coloro che reclamano il diritto a pedalare in sicurezza sulle strade delle nostre città".

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