Le strade italiane sono più sicure. Ma restano più pericolose della media Ue

La tentazione c’è sempre quando si parla di certi problemi. Pensare che oggi sia peggio di ieri. E spesso non è vero. Per esempio per quanto riguarda gli omicidi volontari, che sono diminuiti nel tempo . O anche per gli incidenti stradali e le relative vittime. Anche questi e queste, infatti, sono in discesa negli ultimi 20 anni. Ma una volta sottolineato questo fatto, bisogna resistere all’altra tentazione: compiacersi e abbassare la guardia. Perché nel 2023 nelle strade italiane sono decedute comunque 3.093 persone. Meno della metà rispetto al 1991 ma comunque tante, 3.093 di troppo verrebbe da dire. E anche perché se è vero che i dati migliorano non vale per tutte le categorie di utenti della strada allo stesso modo. E perché l’Italia, rispetto a molti altri Paesi europei, resta un posto in cui le strade sono particolarmente rischiose. E allora, tenendo bene a mente il contesto che abbiamo descritto e le tentazioni menzionate, proviamo a capire meglio che cosa sta accadendo su strade a autostrade dello Stivale. Le tendenze positive Dicevamo delle tendenze. Che per fortuna, almeno quelle generali, puntano tutte verso il basso. Meno incidenti, innanzitutto. Da 265mila del 2002 a 166mila del 2023. Anno che in realtà segna un aumento rispetto al periodo del Covd ma resta sempre più basso rispetto al 2019, prima delle limitazioni alla mobilità della pandemia. Stesso trend, ancora più marcato per i decessi, che diminuiscono dal 1991. La linea in realtà si dirigerebbe verso il basso da molto prima. Il massimo delle morti stradali risale infatti alla metà degli anni ‘70, più di 10mila: da allora, salvo una risalita tra fine vecchio e inizio nuovo millennio, si è andati sempre in calando. Vetture più sicure e obblighi hanno certamente contribuito. Quanto ai feriti, hanno toccato il picco nel 2002, dopodiché anch’essi risultano in diminuzione. Va notato che gli incidenti hanno iniziato la loro discesa all’inizio del nuovo secolo. È possibile, per non dire probabile, che l’introduzione della cosiddetta patente a punti, in vigore dal primo luglio 2003, abbia giocato un ruolo. Utenti fragili Gli utenti della strada però non sono tutti uguali. Non solo non guidano tutti lo stesso tipo di mezzi , ma alcuni non guidano affatto, sono trasportati o semplicemente camminano . E tenendo conto di questa distinzioni i dati danno indicazioni differenti. Non tanto per le conseguenze più gravi, quelle fatali. Che si tratti di conducenti, di persone al seguito, di ciclisti o di passanti le statistiche, fortunatamente, disegnano tutte linee che vanno in discesa. Si passa dai 4.496 guidatori deceduti nel 1991 ai 2.135 del 2023. Da 2.051 a 419 per i passeggeri, da 1.149 a 485 per i pedoni e da 366 a 205 per i ciclisti . Quando però spostiamo l’attenzione verso i feriti, il risultato cambia. Se la tendenza per chi si trova su un mezzo di trasporto, al posto di guida o di fianco o dietro, resta la medesima e in diminuzione, per gli altri avviene l’opposto. I pedoni coinvolti in incidenti stradali che riportano ferite erano infatti poco più di 16mila nel 1991, sono stati 19.691 nel 2023. E’ vero che il dato risulta più basso rispetto al periodo pre-Covid ma è anche vero che un solo anno non basta per far ipotizzare un'inversione di tendenza. Sul fronte ciclisti, parliamo sempre di feriti, va anche peggio: erano 11.223 nel 2001, sono stati circa 16mila nel 2023. Certamente, per quanto riguarda gli appassionati dei pedali , gioca un ruolo l’aumento dell’utenza in questi ultimi anni. La considerazione, tuttavia, non modifica la lettura dei dati: il miglioramento della sicurezza stradale in Italia non ha beneficiato tutte le categorie nello stesso modo. E quelle più fragili sembrano richiedere una maggiore tutela. Confronti europei Perchè, alla fine dei conti, è giusto tenere conto del contesto, dell’evoluzione nel tempo e delle tendenze positive. Anche solo per guardare i progressi fatti e magari evitare di idealizzare un passato che frequentemente tendiamo a dipingere con tonalità rosee. Ma poi ci sono i confronti. E questi dicono che l’Italia può fare molto meglio. Con 52 morti per milione di abitanti provocati da incidenti stradali nel 2023 il nostro Paese si colloca sopra la media dell'Ue . Ma soprattutto si rivela meno sicura, o più pericolosa, degli altri grandi stati dell’Unione: della Francia , della Spagna e della Germania .