Alessandria, uccide il figlio disabile e la moglie poi si suicida

Cronaca

È accaduto questa mattina a Rivalta Bormida nell'abitazione dove la donna viveva con il figlio, paraplegico dall'età di 18 anni in seguito a un incidente. I due erano separati da oltre 20 anni e si incontravano solo per la gestione del figlio disabile

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Un uomo di 57 anni ha ucciso a colpi di pistola la ex moglie, di 56, e il figlio disabile di 44 anni, poi ha rivolto l'arma verso se stesso e si è suicidato. E' accaduto questa mattina a Rivalta Bormida, in provincia di Alessandria, nell'abitazione dove la donna viveva con il figlio, paraplegico dall'età di 18 anni in seguito a un incidente. La donna e l'ex marito erano separati da oltre 20 anni e si incontravano solo per la gestione del figlio disabile. A dare l'allarme alle 9.30 il fratello della donna che ogni mattina andava a trovarla. Quando è entrato in casa ha trovato madre, padre e figlio morti a terra. Il 57enne ha usato una pistola calibro 22 detenuta legalmente.  

Il precedente

La tragedia familiare di questa mattina in provincia di Alessandria  non è la prima che ha avuto come teatro il paese di Rivalta Bormida. Il 17 aprile 2019 infatti il sessantottenne Luciano Assandri  sparò al figlio Diego, tossicodipendente di 39 anni. L'omicidio arrivò al culmine di una lite scaturita da una richiesta di denaro. L'ennesima, per comprarsi una dose.  I due abitavano in una villetta in una zona residenziale. La madre del ragazzo e moglie dell'omicida morì circa un anno prima dei fatti. Al processo celebrato nel 2021 in  corte d'assise a Torino, il padre omicida fu condannato a sei anni e otto mesi. Secondo le carte del processo, era "esasperato dal contegno offensivo e aggressivo" del giovane, "tossicodipendente da molti anni, gia' inutilmente collocato in varie comunità di recupero, che aveva dilapidato ogni risorsa economica familiare oltretutto accusando i genitori di non avere mai fatto nulla per lui". Quel giorno Diego "aveva nuovamente preteso soldi" e "aveva fisicamente aggredito il padre". La Corte di Cassazione nel gennaio del 2023 ha poi annullato con rinvio la sentenza, chiedendo al tribunale di riesaminare una possibile ulteriore circostanza attenuante, quella della cosiddetta "provocazione per accumulo".

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