A sei anni dal crollo del ponte Morandi, la ferita è ancora aperta

È una ferita che rimane aperta il crollo di ponte Morandi a Genova. Una delle più immani tragedie di questo Paese. Sono trascorsi sei anni dal 14 agosto 2018. Alle 11 e 36, sotto un cielo scuro e una pioggia torrenziale il viadotto della A10 sul Polcevera si è spezzato in due causando la morte di 43 persone. Il ponte spezzato, una ferita che rimane aperta Tra loro bambini, madri, figli che quel ponte non lo attraverseranno mai. Mai più tornati a casa dalle loro famiglie che ora cercano la verità. L’immagine del camioncino della Basko rimasto sull'orlo del baratro ha fatto il giro del mondo. E mentre il mondo intero guardava Genova, i vigili del fuoco e i volontari scavavano tra le macerie. Oltre 500 sfollati lasciavano il quartiere di Certosa. Sei anni dopo, nel giorno della commemorazione, alla stessa ora, restano rintocchi di campane, quarantatré rose bianche e un silenzio profondo come il dolore. Per Genova il 14 agosto è ancora il giorno più difficile. All’ombra del nuovo ponte San Giorgio di Renzo Piano, acciaio “forgiato nel vento” come nella poesia di Caproni, simbolo della ricostruzione nel 2020, i parenti delle vittime chiedono ancora una volta memoria, verità e soprattutto giustizia. Le indagini e il processo, storia di una tragedia annunciata Dopo quattro anni di indagini difficili per sviscerare decenni di allarmi ignorati e la logica cinica del profitto che hanno portato alla strage, il 7 luglio 2022 è iniziato il processo con il duro prologo dei magistrati di Genova davanti al Gip: “Il Morandi era una bomba a orologeria. Si sentiva il tic tac ma non si sapeva quando sarebbe esplosa”. Un maxi dibattimento che si svolge nella tensostruttura allestita nell’atrio del tribunale di Genova. Una sentenza attesa nel 2026. Oggi sono imputate 58 persone tra ex dirigenti, ex funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni. Spea, insieme con Autostrade, è uscita dal processo con un patteggiamento di quasi 30 milioni, mentre il processo continua per i singoli manager e funzionari. Il 16 luglio di quest’anno, prima della pausa estiva, l’ultima delle 170 udienze dibattimentali, 328 persone ascoltate tra testimoni dei pm e delle difese, consulenti, tecnici, periti e imputati, in sede di interrogatorio o dichiarazioni spontanee: 16.069 le pagine in cui sono state trascritte le udienze. Un processo che riprenderà l’11 settembre quando si procederà a esame, controesame e riesame di altri undici consulenti tecnici delle difese. L'ex ad di Autostrade Castellucci imputato. Le accuse e la colpa cosciente Tra gli imputati nel processo ci sono l’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, il capo delle operazioni Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, l’ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà, il responsabile tecnico Massimiliano Giacobbi, l’ex direttore di Autostrade per Genova Stefano Marigliani, il successore Riccardo Rigacci e il braccio destro Paolo Strazzullo, i dirigenti del ministero delle Infrastrutture Bruno Santoro e Carmine Testa. Tredici imputati hanno preannunciato la volontà di rendere dichiarazioni spontanee. Alcuni, prevedibilmente, occuperanno più di un’udienza. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Con l’aggravante della colpa cosciente. I reati di falso ideologico, relativi anche a documenti informatici, commessi a tutto il 2011 si sono prescritti a giugno 2024, e si sono anche prescritti i reati di rifiuto in atti di ufficio commessi nel 2016. Ponte Morandi - Vite sospese, un podcast per non dimenticare Un ponte che ha interrotto la storia di 43 persone e delle loro famiglie. E il 14 agosto non poteva che essere la data dell'uscita su tutte le principali piattaforme del podcast “Ponte Morandi – Vite Sospese”, realizzato da Diego Rovelli e Alex Venuto in collaborazione con il Comitato ricordo parenti delle vittime Ponte Morandi”, per raccontare le storie di chi che ha perso la vita proprio quel 14 agosto 2018, mettendo in luce il dolore, la rabbia e il desiderio di giustizia e verità delle famiglie e degli amici delle vittime. Le vite sospese di coloro che da quel giorno vivono coinvolte in questa storia. Dall’attesa delle prime ore dopo il crollo, le promesse delle istituzioni alla fiducia nella giustizia. Il podcast è diviso in 5 episodi e racconta la storia del ponte, di chi l’ha costruito, di chi negli anni ne è stato proprietario, degli studi e delle manutenzioni sull’infrastruttura, ma anche dei soccorsi e dei soccorritori. “Io sono nessuno. Nessuno come chi quel giorno ha attraversato un ponte qualsiasi e non è mai arrivato dall’altra parte. Un nessuno qualsiasi che però per noi era tutto nella vita – si ascolta nel podcast dalla voce un familiare - Tanti nessuno che grazie alla loro innaturale e prematura morte hanno fatto conoscere altri nessuno che ora si fanno forza con ciò che resta: la voglia di ricordarli e condividere un dolore comune. Noi che come loro la vita come ce la ricordiamo l’abbiamo persa”.

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