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Quel senso di vuoto davanti all'omicidio di Thomas Luciani a Pescara

Cronaca

Andrea Dambrosio

©IPA/Fotogramma

È difficile decifrare una violenza che ci appare così totalmente insensata. La cosa più facile è riempire il vuoto con una spiegazione rassicurante, che subito metta a tacere la nostra inquietudine di adulti o di genitori

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La cosa più difficile è provare a decifrare una violenza che ci appare estranea e totalmente insensata. Quella più facile è riempire il vuoto con una spiegazione rassicurante, che subito metta a tacere la nostra inquietudine di adulti o di genitori.

Ucciso con 25 coltellate per 200 euro

Christopher Thomas Luciani, per gli amici Crox, per tutti Thomas, l’hanno ammazzato che aveva 16 anni, con 25 coltellate. Per 200 euro, pare. I due adolescenti accusati dell’omicidio, sedicenni pure loro.

Thomas, una vita un po’ ingarbugliata, è cresciuto con la nonna. I ragazzi accusati dell’omicidio sono figli di carabinieri e avvocati così come altri adolescenti, tra quelli presenti al parco in quei momenti drammatici. Loro e Thomas, studenti come tanti.

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"Assenza di empatia emotiva"

Si resta sgomenti davanti alla “totale assenza di empatia emotiva” dei ragazzi coinvolti nell’omicidio, di fronte a quel “chiacchierare con macabra ironia sul fatto appena avvenuto”. Non può bastare un like su Tiktok, però, per spiegare questo vuoto. Bisogna sforzarsi di andare oltre, per sperare di trovare una risposta al perché Thomas sia stato seviziato e poi abbandonato tra le sterpaglie dai suoi presunti assassini, perché quegli stessi adolescenti dopo averlo ammazzato siano andati al mare a fare il bagno. Come in un giorno qualunque.

Pensare però ai nostri giorni come grondanti sangue e morte, anche a dispetto delle evidenze numeriche, non aiuta alla comprensione.

Il filtro degli smartphone

Tutti abitiamo il mondo anche grazie agli smartphone, di sicuro c’è il rischio che molti lo vivano solo attraverso quel filtro. Vale anche per tanti adulti.

Guardare ai giovani solo come a persone in ostaggio degli smartphone e di Tiktok, della trap o degli influencer, forse fa sentire assolti dalle loro responsabilità gli adulti ma non aiuta a capire tutto quello che passa nella testa dei ragazzi.
Se però si vuole comprendere, che è cosa diversa da giustificare, serve umiltà e pazienza. Solo così si può provare a rimettere insieme i diversi pezzi, come in un puzzle di cui non conosciamo il disegno originale. E che comprende innanzitutto il contesto sociale e famigliare, cioè il mondo degli adulti.

Alla ricerca di un senso

Certo, i social incidono sul nostro modo di vivere e pensare, stare insieme agli altri o illuderci di farlo, aprirci al mondo o chiuderci in una bolla, pensarci come un noi e scoprirci soli. Possono essere divertenti ma anche tossici e sono perciò anche uno specchio di quello che c’è fuori e che spesso non vediamo o facciamo finta di non vedere. Quando però a Novi Ligure gli adolescenti Erika e Omar pianificavano e uccidevano con decine di coltellate la madre e il fratellino di Erika, Facebook neanche esisteva. Per non parlare della crudeltà senza senso delle Bestie di Satana. Ragazzi responsabili di torture, omicidi e suicidi indotti. Non avevano lo smartphone sempre in mano e ascoltavano musica metal.

Difficile capire e trovare una spiegazione, allora come oggi. Non resta che sforzarsi di mettere insieme con pazienza un pezzo dopo l’altro, nella speranza di trovare qualche risposta e magari un senso. Ammesso che ci sia.

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